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ceramente. Ti dirigo questa sotto il nome finto. In verità è una grande imprudenza il lasciar che le mie o le tue lettere vadano in mano di Mamma; io ci ho avuto sempre scrupolo; da qui avanti, procura che non succeda più. Ti mando, sotto il mede- simo nome finto, la ristampa delle Operette pubblicate nell’Anto- logia di Firenze. La poesia recitata all’Accademia,1 non te la mando, perchè essendo ms., costerebbe troppo la posta: te la mo- strerò quando saremo insieme. Quest’altro ordinario scriverò a Paolina e le manderò il primo volume del Petrarca. Cariuccio mio caro, io era ben certo che tu non potevi abbandonarmi. Scrissi così quella lettera, sul sospetto che costì avessero aperta la mia precedente, e potessero aprire anche quella. In tal dub- bio, mi bisognava scegliere espressioni vaghe e diverse da quelle dettate dall’animo. Dimmi presto qualche cosa di te, e come stai di salute. Io vivo molto annoiato e arrabbiato, ma miglio- rando di salute sensibilmente, col caldo. Ti amo sopra ogni cosa, e non amo altro che te, non ho altro dolore che del tuo stato, altro desiderio nè altra speranza che di vederti. Fatti coraggio, per Dio. Ti bacio. Ti raccomando che il mio libro non sia veduto, perchè ha certe idee che forse potrebbero dispiacere a Babbo.

940. Di Antonio Fortunato Stella.
Milano 21 giugno 1826

Amico amatiss. Sento con piacere dalla c.a sua del 16 che Ella è contenta delle cose del Bentivoglio. Spero che lo sarà ancor più quando nell’entrante mese Ella avrà veduto il volume. Le ultime stampe del Petrarca da Lei corrette che credo che diano termine alla prima parte sono ancora presso l’amico Moratti il quale probabilmente me le spedirà col primo gruppo. Non m’attendeva di sentir così presto in ordine la seconda parte, come Ella mi accenna. Ne son propriamente contento. Lo sarei assai più se avessi migliori notizie della sua salute. E perchè così spesso chi