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all’edizione del Cicerone a che intendeva lo Stella. Di me non so che dirti eccettochè io vegeto per patire del continuo, dappoiché i miei nervi mi martoriano crudelmente; del rimanente poi io vivo una vita inerte senza bene e senza speranza di bene. Ciò io ti scrivo perchè tu sappia il vero di me, tu che io reputo un altro me tu che io amo e riverisco cordialmente. Fa di scrivermi come tu viva costì, se la for- tuna ti è sempre ingiuriosa o se cangiò metro, in somma scrivimi di tutto quello che ha relazione con te, perchè tutto che t’appartiene mi sta a cuore. Vivi sano e consolato. Il tuo Papadopoli

934. Di Antonio Fortunato Stella.
Milano io giugno 1826.

Amico amatiss. Come le accennai nella polizzetta di mercordì allorché le mandai altre prove di stampa del Petrarca, eccomi a rispondere alla cara sua 31 del passato. Comincio dalle prove di stampa. Presso di Lei ora non sono che le suddette di mercordì, avendo io ricevuto tutte le altre com- presa la Introductio, della quale e l’ab. Bentivoglio ed io le rendiamo grazie. Sentirò poi volontieri da Lei, anche riservatamente, se occor- resse, che cosa Ella pensa di quel lavoro. Rispetto alle Note, come preme che vadano al torchio subito, così manca il tempo di mandar- gliele. Farò ch’Ella veda il primo foglio di esse bello e stampato, e que- sto unicamente per sentire il suo parere. Questa sera le mando le ultime stampe del Petrarca, colle quali termina la prima parte. Della seconda procuri di mandarmi in pacchetto per la posta tutto ciò che tiene in pronto. Ora vengo alle sue Operette morali. Quand’io le scrissi che al caso disperato si sarebbe cercato, per vederle pure stampate, di darle nel Ricoglitore, mi pareva d’averle sog- giunto che si sarebbero in pari tempo stampate separate, e non ad una ad una, o a tre a tre, ma tutte in un corpo, comprese, nel luogo ove cadrebbero, anche le tre del primo saggio. Ora le aggiungo che a que- sto corpo separato converrebbe far precedere una Prefazione, e che anzi tale prefazione importerebbe ch’Ella la desse presto, per far com- prender meglio lo spirito del di Lei lavoro al Censore,1 il quale forse