mova di là che ad un’ora di notte, onde io lo trovi appena arrivo: e
se non arrivassi, che vi ritorni il martedì mattina e sera. Ho bisogno
di lui, appena io giungo.
La mia famiglia vi fa molti e molti doveri. Io, mio cariss.0, vi
abbraccio con tutto l’affetto dell’animo.
Appena sarò arrivato pagherò il noto denaro.2
Addio. Addio.
I miei doveri alla Sig.a Rosina5 e a chi altro crederete che li gra-
disca. Addio anche una volta
il vro Amico vero
P. Brighenti
Recanati 20. Maggio. 1826. |
Mio pregiatissimo Amico
Poiché mi ha Ella intimata la Sua sentenza, io attendo la espia-
zione della pena col più vivo desiderio. Mi rimetta i Suoi dialoghi,1
e quant’altro l’aurea sua penna darà alla stampa; ora le sue produzioni
mi si appartengono di diritto essendomi da Lei stessa accordate. Le
sono gratissimo di tal Sua disposizione, per la quale mi sarà dato di
che ritrarre il mio spirito dalla noja che mi circonda e preme. Ma tutto
questo non potrà riescirmi d’intera consolazione se andrà disgiunto
dalla certezza del migliore stato di Sua salute, che mi è più d’ogni altra
cosa al mondo più cara. Continua Ella a dirmi esser sicuro di non avere
a star bene più mai, e vorrebbe poi che a me non riescisse di pena,
perchè nella vita tanti mali abbiamo, che una salute solamente sop-
portabile è da reputarsi più ch’altro un vantaggio. Che linguaggio è
mai questo mio buon Amico! Io ne sono più rattristato che mai, e non
sò com’Ella possa supporre che non abbia io ad essere addoloratissimo
sentendo Lei anche menomamente alterata. Sia pur vero che la mole
delle avversità superi di gran lunga quella de’ beni; non sarà mai per
questo un sollievo la declinazione individuale, che diminuendo vie-
maggiormente i scarsi piaceri della vita, a dismisura ne accresce, e più
ci rende sensibili le sventure. Io sfido Zenone e tutti i suoi seguaci
a dimostrarne il contrario, che nessuno può essere a tal segno di se
stesso nemico. Chi poi potrebbe esserlo meno di Lei che con uno spi-