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897. A Monaldo Leopardi.
Bologna 17 Aprile 1826.

Carissimo Sig. Padre Eccola servita subito. Veramente queste bestialità sono cose da far perdere la pazienza, ed io compatisco ben di cuore a chi deve soffrirle, ed alla pena e briga che le costa il rimediarvi. Ecco poi come vanno gli affari anche del più gran momento, e come noi siamo governati. Ringrazio Dio che tutti loro stieno bene. Io coll’inoltrarsi della primavera, vengo migliorando di quel poco di disturbo che mi aveva cagionato il primo caldo, che qui è stato ed è tuttavia straordinario. Sono tornato nel gran mondo, che avevo abbandonato affatto questo inverno. Ulti- mamente ho riveduto il Zio Mosca, che sta bene, e saluta Lei e tutta la famiglia. La prego de’ miei tenerissimi saluti alla Mamma e ai fratelli. I miei complimenti alla Msà Roberti. Non ho potuto mai più riveder Setacci, benché sia stato da lui due volte, ma chi lo vuol trovare, deve cercarlo da per tutto fuor- ché in casa. Solamente l’incontrai una volta, ma me ne accorsi troppo tardi, ed egli non mi conobbe. Ella benedica ed ami il suo affettuosissimo ed amantissimo figlio Giacomo

898. Di Pietro Brighenti.
[Bologna] 17. aprile [1826]

Amicissimo Stassera non potrò venire dal conte Marchetti. Ho avuto avviso che in questa sera verrà una certa giovine sposa a conversazione con i Tagliavini. Essa è molto brava dilettante di canto. Se vuoi venire a sentirla, mi farai somma grazia: se preferisci visitare Marchetti, pre- goti salutarlo per me e dirgli che la venuta di mad. Banti m’impedisce