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Ad Antonio Fortunato Stella. |
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Sig. ed Amico pregmo.
Dalla sua dei 12 intesi con gran sorpresa che non le fosse
ancor giunta la mia che rispondeva lungamente a quella del
primo.1 E mi fece in verità non piccolo dispiacere il vedere che
dandomi io tanto affanno quanto mi do sempre, per ispacciar
le stampe che Ella mi manda con ogni possibile sollecitudine,
tutta la mia premura sia per lo più inutile, ed io le possa anche
parere assai negligente, per colpa di queste tardanze che da me
non dipendono. Questa mattina sono stato subito dal Sig.
Moratti. Gli ho communicata la sua lettera. Ho rinnovato le
premure e le istanze. Egli mi ha detto di aver tardato, non per
sua negligenza, ma per difetto di occasioni, le quali non si tro-
vano sempre così pronte, come noi desidereremmo. So che egli
le scrive con questo med. ordinario. Mi si è mostrato del resto
premurosissimo di servirla. Ed avendomi egli detto che uno dei
principali imbarazzi sono per lui le carte mss. che Ella mi manda,
ho pensato di dirle, che se Ella si compiacerà da ora innanzi
di far confrontare le prove della Interpretazione col ms. prima di
spedirmele, potrà dispensarsi dal mandarmi le dette carte mss.,
acciocché il corso delle prove di stampa trovi meno ostacoli,
e sia più sollecito. Quanto al Cicerone, veggo bene anch’io che
le mie osservazioni si riducono quasi tutte all’emendazione del
volgarizzamento. Il testo lo trovo assai buono, e se poi mi vi
nascesse qualche difficoltà, non potrei ben giudicarne, mancan-
domi le note dell’Editor latino. Perciò convengo con Lei, che
fuori di qualche caso particolare, non sarà necessario che Ella
prenda più l’incomodo di spedirmi quelle prove, quando l’Ab.
Bentivoglio s’incarichi di rettificare la traduzione, che ne ha
vero bisogno assai spesso. Spero che a quest’ora Ella avrà rice-
vuta l’ultima mia, e il Sig. Moratti mi ha mostrate pronte da spe-
dirlesi domani le 4lc prove del Petrarca, e le ultime del Cice-