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breve, e che avrà piacere se scriverò in casa mia p[er]chè gli sia dato un baule in cambio di quello che egli diede a me. Io cerco qui il modo di rimandargli subito il suo in corpo e in anima, e te ne avviso per ogni buon fine, in caso che egli facesse a voi altri la domanda che ha fatta a me. Conservati all’amor mio, Cariuccio mio caro, nel quale con- siste tutta la mia vita. Salutami tutti.

891. A Francesco Puccinotti.
Bologna 14 Aprile 1826.

Mio caro Puccinotti Gran consolazione mi è stata di rivedere i vostri caratteri. Io v’amo ogni giorno più. Poco male che non abbiate letto i miei Dialoghi nell’Antologia, tanto più che quel medesimo Sag- gio si ristampa ora a Milano, a parte, e se ne avrò copia, ve ne potrò mandare. Ma procurate in ogni modo di leggere nel fasci- colo di Decembre l’articolo sopra la vostra Storia,1 se non l’avete già letto. Vedrete cosa onorevolissima per voi, che vi animerà, spero, a proseguire la vostra bella impresa. Salutate tanto la Franceschi a mio nome. Ditele ch’io la stimo e l’onoro già da qualche tempo che la conosco di riputazione. Ditele che il volgarizzamento che ha lo Stella nel libro de ami- citia, è quello di un Del Bene; che se a lei piacesse, io proporrei allo Stella la sua nuova traduzione; solo mi dispiacerebbe che ella avrebbe ad aspettar qualche tempo prima di vederla stam- pata, perchè le opere filosofiche saranno le ultime che si daranno in questa edizione. Non vi so dir, caro mio Puccinotti, quanto piacere proverei se vi vedessi qui meco in Bologna. Ma poiché mi tenete per un filosofo, permettete che io vi faccia un’ammonizione filosofica, e che vi riprenda di quella vostra smania di salir più alto. Oltre che ad un saggio, come voi siete, queste cose debbono essere indifferenti; è anche certo che la vostra riputazione non dipende