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tipografica, sì per la diffusione del libro, non potrei raccoman- darla a migliori mani. Il tipografo che mi si è offerto qui fra gli altri, è il S. Cardinali; ma da questo Ella non dee temer di ristampa, perchè penserò io ad impedirla, e son certo di riu- scire. Da Firenze mi fu proposto un partito in genere, e senza dirmi il nome dello stampatore, dall’amico Giordani, che aveva allora il ms.!0, consegnatogli da me p[er] pubblicarne il saggio nell’Antologia. Da Torino e da Napoli mi sono state offerte occa- sioni di pubblicarlo vantaggiosamente da alcuni miei amici, che avevano letta qui qualche parte del ms.to, ma che io non aveva incaricato di cosa alcuna in questo particolare; e siccome io non sono voluto entrare in discorso sulle loro offerte, prima di aver sentite le di Lei intenzioni, così non le potrei dare di ciò altri dettagli, nè indicare i nomi dei librai. L’avverto che nel Saggio delle mie Operette pubblicato nel- l’Antologia, sono corsi errori di stampa madornali, alcuni dei quali guastano affatto il senso. Credendo farle cosa grata, ho voluto prendermi la fatica di notarli, e le ne mando qui annessa un’Errata. I complimenti della Sig.a Padovani e miei alla sua famiglia. L’abbraccio con tutto il cuore, e la prego di continuare a volermi bene come a suo vero, costantissimo ed affettuosis-

simo amico e servitore
Giacomo Leopardi
887. Di Carlo Leopardi.
[Recanati] 7 Aple 1826.

Caro Buccio. Avevamo visto dalla Gazzetta di Roma che l’Anto- logia contiene qualche cosa del tuo: non sapevamo però se le tue ope- rette morali vi erano in estratto, o per esteso, come ora da te abbiamo sentito. Non ci compatisci tu dell’esser così all’oscuro su ciò che ti riguarda, e ti par questa vita sopportabile? Certo, è stata per me una piacevole sorpresa il sentire che una di queste sere, mentre io me ne stava al solito sonnacchioso scongiurando le ore a correre, tu riscuo-