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e della tua sposa che saluterai per mia parte. Con infinito pia- cere ho veduto nell 'Antologia di Firenze l’articolo sopra la tua Storia delle perniciose,1 che non sarebbe potuto essere più ono- revole. Come vanno i tuoi studi; e che lavoro hai per le mani; o che disegni per la mente? Io sono qui abbastanza sano, dopo molto aver penato e patito per colpa del maledetto inverno, mio carnefice e nemico mortale. Non so quando tornerò da coteste parti, perchè sono guarito della nostalgia. Ho sempre per le mani qualche bagattella, che mi tiene occupato. I miei Dialoghi si stam- peranno fra poco: ne avrai veduto un Saggio neW Antologia.2 Mi chiedevi nella tua ultima come mi trattassero questi Signori letterati. In verità non ho di che lamentarmi; mi fanno più onore che io non merito. Ultimamente tutti me ne hanno fatto uno straordinario, mandandomi il Segretario dell’Accademia Felsi- nea ad invitarmi in nome della medesima ad intervenire all’a- dunanza di Lunedì prossimo,3 e farmi anche istanza di reci- tare, benché io non sia del loro corpo. Figurati come io sono gonfio. Se vedi il Cav. Carlo Costa, salutalo caramente a mio nome. Dimmi e ripetimi di volermi bene, che mi farai cosa molto cara, perch’io te ne voglio assai. Se hai notizie letterarie di costà, fammene parte. Che nuove hai di Corboli?'1 Salutamelo distin- tamente. Addio, mi offro a servirti, e ti abbraccio, e ti do la buona Pasqua. Addio, addio. Il tuo Leopardi.

872. Di Antonio Fortunato Stella.
Milano 20 M“ 1826

Signore ed Am.co amatiss.mo Venerdì scorso ho ricevuto le due care sue 12 e 15 corr.te ad un tempo; e come la seconda m’indicava aver Ella consegnate le stampe del Petrarca all’amico sig. Moratti, così non ho risposto subito sab- bato sperando riceverle domenica, ma nulla ho veduto. Torno a scri- vere al Moratti, che mi rende contento nelle altre cose, ma non sem-