e della tua sposa che saluterai per mia parte. Con infinito pia-
cere ho veduto nell 'Antologia di Firenze l’articolo sopra la tua
Storia delle perniciose,1 che non sarebbe potuto essere più ono-
revole. Come vanno i tuoi studi; e che lavoro hai per le mani;
o che disegni per la mente? Io sono qui abbastanza sano, dopo
molto aver penato e patito per colpa del maledetto inverno, mio
carnefice e nemico mortale. Non so quando tornerò da coteste
parti, perchè sono guarito della nostalgia. Ho sempre per le mani
qualche bagattella, che mi tiene occupato. I miei Dialoghi si stam-
peranno fra poco: ne avrai veduto un Saggio neW Antologia.2
Mi chiedevi nella tua ultima come mi trattassero questi Signori
letterati. In verità non ho di che lamentarmi; mi fanno più onore
che io non merito. Ultimamente tutti me ne hanno fatto uno
straordinario, mandandomi il Segretario dell’Accademia Felsi-
nea ad invitarmi in nome della medesima ad intervenire all’a-
dunanza di Lunedì prossimo,3 e farmi anche istanza di reci-
tare, benché io non sia del loro corpo. Figurati come io sono
gonfio. Se vedi il Cav. Carlo Costa, salutalo caramente a mio
nome. Dimmi e ripetimi di volermi bene, che mi farai cosa molto
cara, perch’io te ne voglio assai. Se hai notizie letterarie di costà,
fammene parte. Che nuove hai di Corboli?'1 Salutamelo distin-
tamente. Addio, mi offro a servirti, e ti abbraccio, e ti do la
buona Pasqua. Addio, addio.
Il tuo Leopardi.
872. |
Di Antonio Fortunato Stella. |
|
Signore ed Am.co amatiss.mo
Venerdì scorso ho ricevuto le due care sue 12 e 15 corr.te ad un
tempo; e come la seconda m’indicava aver Ella consegnate le stampe
del Petrarca all’amico sig. Moratti, così non ho risposto subito sab-
bato sperando riceverle domenica, ma nulla ho veduto. Torno a scri-
vere al Moratti, che mi rende contento nelle altre cose, ma non sem-