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870. Di Pietro Giordani.
[Firenze] 18 Marzo [1826]

Giacomino mio adorato, Come stai? che mi ami lo voglio creder certo alla tua gran bontà, e all’immenso amore ch’io ho per te, ed avrò sempre. Quando scrivi a Carlino, fagli mille saluti per me. Paolina è ancora andata ad urbino? o quando va? Scrivile ch’io la saluto cara- mente, e le desidero ogni bene; e vorrei sapere com’è contenta del nuovo suo stato. Dille se ha fatto amicizia con quella nuova sposa fio- rentina, alla quale parlai di lei, e della quale a te scrissi.1 Dille che fac- cia associare suo marito all’Antologia. Niuno poteva dirmi il tradutto- re de’ martiri: ma non vuoi che io sappia che un solo ci è capace di far quella scrittura?2 Saputa la tua intenzione non ne ho parlato a nes- suno. Vieusseux ti riverisce molto; e spera sempre che qualche volta ti venga un momento da potergli mandare un qualche articolo. Nulla più si stamperà qui de’ tuoi opuscoli; de’ quali niuna copia si è tenuta. Hai nuove di Papadopoli? quando gli scrivi, salutalo per me. Salu- tami la Nina.3 Abbi gran cura della tua salute; con tutta l’anima te ne supplico. Non ti scordare di me; e quanto non ti grava ama chi ti adora, e con tutto il cuor ti abbraccia senza fine. Addio addio.

871. A Francesco Puccinotti.
Bologna 20 Marzo 1826.

Mio caro Puccinotti. In fine tu ci hai lasciato, e quando io tornerò alla mia patria, non troverò più il mio Puccinotti. Credimi che non mi saprei consolare di questa cosa, se non fosse col pensiero che il tuo nuovo stato e la tua nuova dimora ti sia più gradita, come io spero. Gran tempo è che mi scrivi e che io non ti scrivo, ma per questo silenzio credo che tu non avrai perduta la memoria di me, e dell’amore che mi hai portato una volta, e di quello che io ti porto, che è grandissimo sempre. Dammi nuove di te,