Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, I.djvu/1223

in natura e divenuto indelebile, è stata sempre, ed è, e sarà per- petuamente solitaria, anche in mezzo alla conversazione, nella quale, per dirlo all’inglese, io sono più absent di quel che sarebbe un cieco e sordo. Questo vizio delYabsence è in me incorreggi- bile e disperato. Se volete persuadervi della mia bestialità, domandatene a Giordani, al quale, se occorre, do pienissima licenza di dirvi di me tutto il male che io merito e che è la verità. Da questa assuefazione e da questo carattere nasce naturalmente che gli uomini sono a’ miei occhi quello che sono in natura, cioè una menomissima parte dell’universo, e che i miei rapporti con loro e i loro rapporti scambievoli non m’interessano punto, e non interessandomi, non gli osservo se non superficialissima- mente. Però siate certo che nella filosofia sociale io sono per ogni parte un vero ignorante. Bensì sono assuefatto ad osser- var di continuo me stesso, cioè l’uomo in se, e similmente i suoi rapporti col resto della natura, dai quali, con tutta la mia soli- tudine, io non mi posso liberare. Tenete dunque per costante che la mia filosofia (se volete onorarla con questo nome) non è di quel genere che si apprezza ed è gradito in questo secolo; è bensì utile a me stesso, perchè mi fa disprezzar la vita e consi- derar tutte le cose come chimere, e così mi aiuta a sopportar l’esistenza; ma non so quanto possa esser utile alla società, e convenire a chi debba scrivere per un Giornale. Questo discorso, che del resto sarebbe stato molto fuor di proposito e molto poco importante, potrà servire a determinare la vostra opinione circa la mia capacità, e circa il genere e il grado di utilità che voi potreste aspettarvi da’ miei scritti, per la vostra intrapresa. Vedete che io non vi ho parlato con minore schiettezza di quello che voi abbiate fatto a me. Credo anzi di avervi supe- rato in questo, come facilmente mi accade. Mi auguro il pia- cere di riverirvi e, se me lo permetterete, di abbracciarvi pre- senzialmente, e desidero ancora che non tralasciate di favorirmi e rallegrarmi di tempo in tempo coi vostri caratteri.

Vostro dmo servitore ed amico cordiale
Giacomo Leopardi