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Ora ditemi, mio caro Conte, se avreste il tempo di scrivere qualche articolo per l’Antologia? Io suppongo che il fare l’analisi critica, o l’estratto di opere storiche, morali, filosofiche, sarebbe ciò che meglio vi anderebbe a genio, mentre senza dubbio converrebbe essenzialmente allo scopo dell’Antologia. Potendo far conto sopra un collaboratore come voi, più facilmente schiverei certi scritti che per convenienza devo ancora accettare, e che non sono sempre quello che vorremmo. Da Parigi ho ricevuto l’opera di filosofia morale del Bozzelli, (un volume in 8.° di p. 300).2 L’autore è napoletano, ed ha scritto in fran- cese. Chi l’ha letta, ed è intelligente di questa materia, la trova molto pregevole. Volete voi ch’io ve la mandi? Con questo potrebbero aver principio i vostri lavori antologici. Ma come so che il vostro tempo è prezioso, e che non vi manca l’opportunità d’impiegarlo utilmente, sarebbe giusto che tra noi si facessero i conti, e ch’io riconoscessi le vostre fatiche buonificandovi un tanto al foglio di stampa. Chi vuol fare un buon giornale deve pagarne i materiali. Gli articoli gratis sono raramente quelli che convengono al vero scopo del direttore, ed all’a- spettativa del pubblico. S’io potessi avere alcuni collaboratori pagati, e regolari, come lo è M per esempio,3 e come potreste esserlo voi, farei più che con 20 collaboratori dilettanti e non pagati - Più volte ho pensato ad avere per corrispondente un hermite des apennins, che dal fondo del suo romitorio criticherebbe la stessa Anto- logia, flagellerebbe i nostri pessimi costumi, i nostri metodi di educa- zione e di pubblica istruzione, tutto ciò in fine che si può flagellare quando si scrive sotto il peso di una doppia censura civile e ecclesia- stica. Un altro romito dell’Arno potrebbe rispondergli. Voi sareste il romito degli Appennini. Questa forma assai piccante ammetterebbe molta libertà, e desterebbe un interesse universale. Via, ottimo mio Conte, assistetemi in questa mia intrapresa; vediamo di far sì che l’Antologia sia letta con frutto da questa genera- zione, che va crescendo ancora lorda di tanta miseria e di tanta igno- ranza, ma suscettibile ancora di ricevere nuove e buone impressioni. Non ve lo dimando per me, ma per questa cara patria, che tanto amate, ed all’amor della quale acquisterete tanti diritti. Scusate la mia franchezza ed il mio forse soverchio ardire, rispon- detemi colla medesima schiettezza, e credetemi sinceramente vostro dev. e aff. servo ed amico Vieusseux