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sare la noja che ti darà quest’affare, e ti dice che sarai subito rimbor- sato della spesa che avrai incorsa per il velluto, e per francarlo. - Addio Muccio mio: non t’impazientare, ti prego, nel leggere questa, che non credevo dovesse venire così lunga, nè così intralciata.

852. A Monaldo e Paolina Leopardi.
Bologna 1 Marzo 1826.

Carissimo Sig. Padre. La ringrazio infinitamente della Leggenda che Ella mi ha favo- rita, e della noia che per amor mio Ella si è voluto prendere di copiarla. Lo stile non è di autore toscano, ma marchegiano o romano. Ma il monumento è curiosissimo, e certamente anti- chissimo, giacché oltre l’epoca che Ella mi accenna del 1326, epoca già molto antica, la dicitura mi dà indizio di maggiore antichità, ed io la credo cosa del secolo del duecento. Forse non mi mancherà occasione di farne uso presto. Intanto se Ella mi sapesse dir qualche cosa circa il tempo in cui si sa o si crede che sia vissuto quel San Gerio, ciò sarebbe molto a proposito. La traduzione che ho mandata a Paolina, è mia veramente, come Ella dice, benché passi per opera del trecento. Il mettere il nome della mia patria in fronte ai volumi delle mie operette, e nel manifesto ec. non ha la menoma difficoltà, ed io lo farò volen- tierissimo, specialmente essendo cosa di suo piacere. Quanto ai formaggi, di cui Paolina mi scrive per di Lei parte, la ringra- zio della sua intenzione, e parlerò coll’uffiziale di questa posta; ma bisognerebbe lasciar passare qualche giorno, perchè aven- domi egli favorito poco fa, temerei, se io gli chiedessi ora un piacere simile, che la cosa non gli paresse troppo frequente e indiscreta, ed anche tale da comprometterlo. Io sto, grazie a Dio, sufficientemente bene, e trovandomi entrato in Marzo, fo conto di averla vinta per quest’anno. Mi benedica e mi voglia bene; e con tutto il cuore mi ripeto

Suo affettuosissimo figlio
Giacomo