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che desidererei di vedere tutto ciò che tu stampi, o che si stampa rela- tivamente a te. Non ho mai avuto cosa che amassi più di te, ma ora che non amo più cosa nè persona, tu sei il solo soggetto per cui senta passione. Credimi che sempre penso ai tuoi affari, e che essi soli mi sembrano degni d’interesse, solo il tuo pensare mi soddisfa, e mi stimo meno infelice perchè tu esisti. La notte spessissimo ti sogno, e mi pare di baciarti e ribaciarti. Voglimi dunque prestar fede se ti dico senza la più piccola esagerazione, che a tutto l’affetto con cui siamo stati sempre uniti, io ho aggiunto l’amore che ho tolto a me stesso, per cui sono ora indifferente; e quello che in altri tempi era capace d’ispirarmi una donna. Io non conosco più amor proprio, nè amor passionato: tu sei il mio vero moi, e la mia innamorata. La lettera di Paolina che accompagnava gl’involti da te ricevuti, dovea dirti perchè non ti ho scritto in qualche ordinario: prima si aspettava da un giorno all’altro la partenza di Fusello; nel momento poi in cui questa accadde io mi trovava occupatissimo in certe dispute nonsensical, che come Depu- tato agli spettacoli del Casino dovei sostenere, in occasione delle feste da ballo, col Presidente e con qualche Socio villano. Puoi credere che nè queste, nè tutti i divertimenti del nostro Carnevale valevano niente meglio dell’ozio: solo ho trovato alquanto piacevole il ballare; esso ricorda la vita e la gioventù. In compenso la prima sera di Quaresima perdei alla Toppa tutto il denaro che aveva; consolati che non era più di 18 paoli, ma tuttavia non mi rimase un soldo nemmeno per fran- carti una lettera, giacché Babbo che prima ci permetteva di scrivere nelle sue, ora le dà sempre chiuse. Eccoti abbastanza di questa mia non vita, per dirla all’Alfieri. Tu dici che desideri di rivedermi, ed io conto talmente per nulla tutto quello che non è rivederti, che nem- meno ardisco domandarti notizia sopra una quantità di cose tue di cui puoi ben credere che avrei curiosità immensa; soffro piuttosto di restare all’oscuro che di fissarmi sull’idea della tua assenza: essa è per me una parentesi penosa, di cui non azzardo di calcolar la durata nemmeno per dimostrarmene vicino il termine. Per la nostra amicizia, Giacomo, che è la sola cosa in cui creda e in cui speri al mondo, e per cui non ardirei giurare in vano: niente di quanto ti dico è esagerato, e non fac- cio che esprimerti la situazione del mio animo. Tu se vuoi far per me un voto, prega che io possa partire da questo paese, ove qualunque abilità, qualunque energia non vai nulla, se non vale a lasciarlo. Sono grandi le miserie di cui il cielo ha fatto regalo alla terra, non si può negare; ma il destino di chi abita tali luoghi sembra che superi i limiti