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836. A Monaldo Leopardi.
Bologna 8 Febbraio 1826.

Carissimo Sig. Padre Ricevo la cara sua dei 31 Gennaio. Già fin dal primo di que- sto mese, il freddo qui, grazie a Dio, è molto scemato, anzi abbiamo avuto qualche giorno quasi di primavera: io ho ripreso le mie passeggiate campestri, e mi pare di esser rinato. Non ho ancora riveduto Fusello. Il dono che Ella mi manda mi sarà caris- simo, e mi servirà per farmi onore con questi miei amici, presso i quali trovo che l’olio e i fichi della Marca sono già famosi, come anche i nostri formaggi, che qui si stimano più del par- megiano, il quale non ardisce di comparire in una tavola signo- rile: bensì vi comparisce una forma di formaggio della Marca, quando se ne può avere, che è cosa rara. Ella non dubiti che i suoi libri non sieno per esser tenuti con tutta la cura possi- bile, e restituiti puntualmente. Io me ne faccio responsabile. A momenti debbo avere occasione di scrivere a Melchiorri, e gli ricorderò la restituzion del Varrone, secondo che Ella mi scrive. Ricevetti per la Diligenza l’abito e il tabacco, e ne la ringrazio di nuovo cordialmente. Il tabacco ho cominciato subito a usarlo, e mi piace molto. Circa il benefizio; dopo scritta l’ultima mia, ho inteso che Roma accorda qualche volta ai Patroni la facoltà di sospendere la presentazione del nuovo Rettore per sei o otto anni, e di appli- care intanto le rendite a un uso onesto, sopportati i pesi con- sueti. Ella saprà meglio di me se questo sia vero, come mi si assicura. In tal caso, e se Ella a quest’ora non avesse già dispo- sto altrimenti del Benefizio, e credesse di potere ottenere senza troppa difficoltà e incomodo una tal dispensa, riconoscerei come un segnalato favore dalla sua bontà, se Ella volesse prevalersi di questo temperamento per farmi godere, finché a Lei piacerà, questa provvisione; la quale certamente mi riuscirà molto utile. In questo modo, senza dare alla Casa altro incomodo, come io