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Di Antonio Papadopoli. |
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[s.d., ma Napoli, febbraio 1826] |
Mio carissimo
L’essere stato indisposto mi ha fatto soprasedere a rispondere alla
tua delli sedici di Gennaio. I miei nervi mi diedero intollerabile mole-
stia, e al certo tale che io cominciava ad avere per disperata la mia
guarigione. Nondimeno da un sette giorni sono rifiorito in salute e
si tranquillarono i miei nervi. Qui la stagione è dolce, e il cielo bellis-
simo. O quanto avrai sofferto costì con quel freddo veramente impor-
tabile, che suol fare a Bologna! Sono desideroso di sapere in che stato
tu ti trovi di sanità, dappoiché nessuna cosa mi è tanto sul cuore quanto
il tuo bene essere. Sì, mio diletto amico, io ti amo sommamente e ti
riverisco. - A questi dì ho riletto il Manuale d’Epitteto del Salvini1
e parvemi che quel filosofo avesse bisogno di essere ritradotto perchè
lo stile del bravo Canonico a quando a quando ha difetto di nervi,
e assai volte è rattratto. Duoimi che il Brighenti non istampi più il
Bartoli. Riscrivimi quale è l’edizione migliore che si fa in Italia delle
opere di questo Gesuita, perchè mi voglio scrivere sozio. Vorrei sapere
da che opera di Cicerone incominciate la vostra stampa? Ricordati che
io sono sozio a questa tua degna impresa. Mi si scrive di Bologna di
alcuni tuoi Idillii fragranti di mille odori, ed io in questa ultima Napoli
sono all’oscuro di tutto ciò. Mi si parla di certe villane invettive con-
tro quel lume folgorantissimo dell’Italiana eloquenza,2 nè io ne lessi
verbo. Granché [sic]\ Si vuol combattere le altrui opinioni a rovesci
d’ingiurie; o studi veramente imputtaniti! Sono pieno di desiderio di
vedere stampati i tuoi dialoghi, chè tu sai quanto mi vada a genio quel
modo di filosofia così condita e fiorita di grazie. Tu mi continua ad
amare, che io ti amo con tutto il mio cuore. Se io sono buono a qual-
che cosa, comandami. Vivi sano e consolato.
Il tuo Tonino
Papadopoli
Scrivimi se continua ad istudiare quel Greco5 sotto i tuoi consi-
gli e se profitta sempre a quel modo.