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825. A Monaldo Leopardi.
Bologna 25 Gennaio 1826

Carissimo Sig. Padre Le considerazioni giustissime che Ella mi pone innanzi nella cara sua dei 16, e delle quali non posso che ringraziarla, mi con- vincono pienamente della impossibilità di conciliare la mia vita presente colla condizione di benefiziato ecclesiastico. Quanto al mutare stato, sebbene io non lasci di apprezzare infinitamente gli amorosi consigli che Ella mi porge, e le ragioni che ne adduce, debbo confessarle con libertà e sincerità filiale che io vi provo presentemente tal ripugnanza, che quasi mi assicura di non esservi chiamato, ed anche di dovere riuscir poco atto all’adem- pimento de’ miei nuovi doveri in caso che io li volessi abbrac- ciare. Prevedo non impossibile, anzi più possibile che forse Ella stessa non crede, che col crescere dell’età, la mia disposizione si cangi totalmente, e mi conduca a quella risoluzione, alla quale ora sono così poco inclinato, ma in ciò mi pare di non dover prevenire l’effetto del tempo, prendendo oggi un partito che 10 sento che sarebbe affatto prematuro. Circa il benefizio, Ella può ben credere che vedendone investito un mio fratello, io ne proverò quella stessissima soddisfazione che avrei se lo vedessi nelle mie mani. In ogni modo però torno a ringraziarla con tutto 11 cuore della bontà con cui le è piaciuto di rimettere a me la determinazione sopra questo punto. Qui non abbiamo gran neve, ma freddi intensissimi, che mi tormentano in modo straordinario, perchè la mia ostinata riscal- dazione d’intestini e di reni m’impedisce l’uso del fuoco, il cam- minare e lo star molto in letto. Sicché dalla mattina alla sera non trovo riposo, e non fo altro che tremare e spasimare dal freddo, che qualche volta mi dà voglia di piangere come un bam- bino. Ma del resto, grazie a Dio, sto bene di salute. Sospiro continuamente la primavera e il momento di baciarle la mano