Carissimo Sig. Padre
Le considerazioni giustissime che Ella mi pone innanzi nella
cara sua dei 16, e delle quali non posso che ringraziarla, mi con-
vincono pienamente della impossibilità di conciliare la mia vita
presente colla condizione di benefiziato ecclesiastico. Quanto
al mutare stato, sebbene io non lasci di apprezzare infinitamente
gli amorosi consigli che Ella mi porge, e le ragioni che ne adduce,
debbo confessarle con libertà e sincerità filiale che io vi provo
presentemente tal ripugnanza, che quasi mi assicura di non
esservi chiamato, ed anche di dovere riuscir poco atto all’adem-
pimento de’ miei nuovi doveri in caso che io li volessi abbrac-
ciare. Prevedo non impossibile, anzi più possibile che forse Ella
stessa non crede, che col crescere dell’età, la mia disposizione
si cangi totalmente, e mi conduca a quella risoluzione, alla quale
ora sono così poco inclinato, ma in ciò mi pare di non dover
prevenire l’effetto del tempo, prendendo oggi un partito che
10 sento che sarebbe affatto prematuro. Circa il benefizio, Ella
può ben credere che vedendone investito un mio fratello, io ne
proverò quella stessissima soddisfazione che avrei se lo vedessi
nelle mie mani. In ogni modo però torno a ringraziarla con tutto
11 cuore della bontà con cui le è piaciuto di rimettere a me la
determinazione sopra questo punto.
Qui non abbiamo gran neve, ma freddi intensissimi, che mi
tormentano in modo straordinario, perchè la mia ostinata riscal-
dazione d’intestini e di reni m’impedisce l’uso del fuoco, il cam-
minare e lo star molto in letto. Sicché dalla mattina alla sera
non trovo riposo, e non fo altro che tremare e spasimare dal
freddo, che qualche volta mi dà voglia di piangere come un bam-
bino. Ma del resto, grazie a Dio, sto bene di salute. Sospiro
continuamente la primavera e il momento di baciarle la mano