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823. Di Carlo Antici.
Roma li 18 Gen.° 1826.

Nepote Carissimo. Fui di ritorno in Roma nel giorno 7 Xbre, ma le continue piogge, e altre complicanze m’impedirono di vedere Bunsen, onde parlargli di voi. In questo mese mi sono abboccato due volte con lui, e posso accer- tarvi, che lo trovo sempre accalorato per un vostro collocami, anzi disgustato nel vedere tuttora deluse tante promesse. Io non ometterò di conservare questo sacro fuoco, sinché abbia qualche cosa prodotto, giac- che [sic] è sincero il mio desiderio di vedervi in situazione soddisfacente. Qui, dopo trenta, e più giorni di acque copiose, abbiamo da sei giorni in poi un violentissimo freddo, quasi insolito in questo clima. Cosa mai sarà costì, e quanto ne soffrirete voi? Ma sappiamo già, che militia est vita hominis super terram, e voi dovete credere sulla parola di persona esperta, che la vostra campagna non è di quelle più disastrose. Sento che per cura dei vostri amici si raccoglieranno in due volumi i migliori dei vostri letterari prodotti.1 Me ne compiaccio di cuore, ma vorrei che in questa ristampa vi ricordaste delle mie candide osser- vazioni sulle vostre liriche, e sul discorso intorno a Bruto. Poco sforzo vi costerà di dare alle une ed all’altro uno scopo morde, facendo vedere colle prime, che la nostra abiezione nasce dalla irreligione; e che il rim- provero di Bruto alla virtù nacque dall’essere Egli l’allievo soltanto dell’orgogliosa Stoa, non del divino Vangelo. Su questo grave argomento vi scongiuro di leggere subito l’insigne opera del Ctè Maistre «Les soirées de St. Petersbourg»,2 ove sono ancora con sublime dialettica, e con incantatrice eloquenza trattati i più grandi interessi dell’uomo. Dopo questa lettura vi scongiuro di leggere l’incomparabile trattato di La Mennais «Sur l’Indifférence en matière de Religion». Se vorrete cedere alle mie preghiere, conosce- rete appieno quale uso potete fare dei vostri talenti, e della vostra eru- dizione, quando vi piaccia di erigervi colle lettere monumentimi aere perennius. Fate questa volta a modo mio, caro Nepote, e me ne pro- fesserete in seguito molta riconoscenza. Deggio avvertirvi, che Bunsen mi domandò in prestito le vostre Canzoni scrivendomi che il suo esemplare lo aveva rimesso a Niebuhr. Io, che avevo ceduto ad altri il mio, mi rivolsi al vostro Cugino Mel-