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e voi avrete più freddo di noi. Me ne dispiace e vorrei che non dove- ste rammaricarvi di non avere passato l’inverno a casa. Abbiatevi cura. Noi stiamo bene. La Mamma vi saluta ed unisce le sue benedizioni a quelle che implora sopra di voi il vro Aff.° Padre

822. A Giuseppe Melchiorri.
Bologna 18 Gen. 1826.

Caro Peppino. Ti ringrazio tanto delle Varianti Lagomarsiniane che man- derò a Milano al Bentivoglio. Farò le tue parti con Orioli quando 10 vedrò. Il trecentista del secolo 19 è già stampato e pubbli- cato, e a Milano è stato accolto per vero trecentista. Te ne man- derò copia subito che ne avrò. Le mie Canzoni si ristamperanno forse qui insieme colle altre mie opericciuole di cui si vuol fare un’edizione completa. Ma intanto se tu ne volessi una copia, potrei forse trovarla e spedirtela se mi si darà occasione. Io abito a\Y ingresso del Teatro del Corso, in casa Badini, presso il signor Aliprandi. Dei miei studi non posso dirti nulla, perchè sto spa- simando dal freddo, e non ho coraggio di star mezz’ora al tavo- lino. Questo è certamente l’ultimo inverno ch’io passo qui. Ho fatto ricerca per servirti circa i monum. egiziani, e trovo che sarà ben difficile trovare un libraio che rilevi un numero di copie. Bensì si troverà facilmente un onestuomo che s’incarichi dello smercio di quelli esemplari che tu vorrai, ma tenendoli per tuo conto. Qui gli studi archeologici e filologici sono in uno stato che fa pietà, anzi non esistono affatto. Non si sa altro che far sonetti, e letterato e sonettista son sinonimi. Mi ha fatto ridere 11 sentire che costì si attribuiscano a Giordani due sonetti. Non occorre che ti risponda che non sono suoi. Giordani non ha mai fatto e non farebbe un verso in sua vita, se anche lo scorticas- sero. Abbi cura alla tua salute e voglimi bene. Se vedi Furia- netto o gli scrivi, salutalo da mia parte. Io ti amo e ti abbraccio di cuore. Addio addio. Il tuo G. Leopardi