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Io sto, grazie a Dio, passabilmente di salute, e forse, o anche senza forse, starei bene, se non fosse l’inverno, che per me sarà sempre una malattia grave. Aspetto e invoco a ogni minuto la primavera. I miei tenerissimi saluti alla Mamma e ai fratelli. Veramente mi ha poco sorpreso l’eccesso dell’impudenza usata nello spogliare il povero Zio. Ella mi ami come io l’amo, che è quanto so e posso, mi benedica e mi creda Suo affettuosiss. figlio Giacomo

819. A Luigi Stella.
Bologna 13 Gen. 1826

Stimatiss. Signore Alle graditissime sue e del Papà in data 2. e 7. del corrente. Incomincio dalla prima. Circa il Petrarca, posso solamente dirle che io ho qui all’ordine, e a disposizione del Papà altrettanta e più materia che la già mandata, vale a dire un secondo volume, che insieme col primo forma la quarta parte dell’opera. Io mi occupo poi, e mi occuperò sempre esclusivamente di questo lavoro sino alla fine, ma esso è tanto lungo e difficile, quanto noioso (certo il più noioso che io abbia provato in mia vita), e io non posso promettermi di spendervi meno di un mese per volumetto. I volumetti rimanenti sono sei, secondo che io le scrissi nella mia responsiva alla favorita sua de’ 24 dicembre, alla quale mi rimetto. Quanto alla Vita del Petrarca, io crederei bene, anzi prego il Papà, di tralasciarla del tutto. La nostra In- terpretazione non ne ha punto bisogno. Quella del Marsand,1 quella ancora de’ Ritratti ili. Ital., sono troppo lunghe. Nella Vita del Petrarca dall’altro canto non si può esser breve. Faremo sempre o una testa più grande del corpo, o uno schizzo incom- pleto, superficiale e inutile. - Se potessi avere due o tre copie del Martirio, me ne terrei molto favorito. - L’altro giorno il prof. Costa mi disse che essendosi provato a tradurre gli Uffici