quest’impresa, che saranno argomento d’una lunga lettera che mio
padre le scriverà in breve. Intanto, augurandole ogni bene, distinta-
mente la riverisco.
Dev.mo serviti ed amico di cuore
Luigi Stella.
P.S. Mio padre ricevette la fav.,a sua del 25 scorso, unitami' al
foglio del Brighenti dov’è l’articolo sul Cicerone; e non potendo con-
traccambiarle l’augurio del buon capo d’anno, ch’è già passato, le ne
augura molti altri felici: il che fo pur io di tutto cuore.
Tornando al Petrarca, parmi che ci vorrebbe una Vita. Quale sce-
glierebbe Ella? Quella del Marsand, o quella inserita nella raccolta delle
Vite e Ritratti degl’illustri Italiani? La più breve pare che dovess’es-
sere la più conveniente.
Ho pubblicato il Martirio,1 e comincio a sentire ch’è aggradito
come cosa di quel buon secolo. Un amatore mi ha pregato sapergli dire
ove sia il monastero di Farfa. Che cosa debbo rispondergli.
Sono stato obbligato a far inserire nell’XI del N. Ricoglitore una let-
tera al Giordani.2 Me ne dirà il suo parere che verrà anche per la se-
conda che deve andar nel XIII. Oh sotto quanti aspetti si vedono le
cose a questo mondo! E tutti credono di veder bene!
Attendo risposta anche alla mia 24 prossimo del p.p. e l’abbraccio
di cuore.
Il suo vecch. am.co
Stella
811. |
Di Antonio Papadopoli. |
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Di Napoli alli 4 di Gennajo 1826 |
Mio caro Amico.
Per le lettere che mi scrive la Contessa intendo che la tua sanità
non migliora, secondochè noi tutti speravamo e che sei malinconico
ognidì più. Ti accerto mio buono e vero amico ch’io sento infinito
dolore di esserti lontano; chè certo ti darei alcuna consolazione, e ti
sarei refrigerio pel grande amore che ti porto e pella gratitudine che
ti ho. Si mio Giacomino credimi che io mi ti sento affezionatissimo,