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A PlF.RFRANCF.SCO LEOPARDI. |
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Bologna 19 Decembre 1825. |
Caro Pietmccio. Questa lettera che io vi scrivo sia di vostra
proprietà assoluta, e Paolina non ci abbia nessun diritto; anzi
io ne faccio un fidecommisso, e intendo che non si possa alie-
nare, barattare, vendere, regalare, sotto pena di caducità ec.
ec.1 Mi rallegro della vostra abbazia, e quando sarete un abate
ricco, ogni volta che avrò bisogno di piastre, ricorrerò a voi.
Mi consolo anche del vostro bello stile, e vi assicuro che se
andrete avanti cosi, diventerete col tempo un bravo scrittore.
Io non mi posso ricordar di voi quando vado a cena, perchè
non ceno, ma in vece me ne ricordo quando vado a pranzo, e
quando faccio colezione, che una volta la facevo nella camera
del vostro studio. A proposito, come va la grammatica? Saluta-
temi tanto il Sig. Curato, e dategli le buone feste da mia parte.
Altrettanto a Babbo e a Mamma, ai quali bacerete la mano per
me tante volte, finattanto che non vi diranno, basta. Saluta-
temi anche i fratelli, e date le buone feste a D. Vincenzo, e ditegli
che non mangi troppi cappelletti, che gli faranno male. Io seguito
a star meglio, grazie a Dio. Vi saluto e vi lascio colle lagrime
agli occhi perchè penso che quest’anno non proverò le cialde
che qui non si conoscono affatto, come non si conoscono tante
altre belle cose dei nostri paesi. Mangiate voi la vostra parte
e la mia, e vi serva per ricordarvi di me anche a colezione e a
pranzo. Addio, vogliatemi bene e onoratemi de’ Vostri comandi.
Addio addio.