quanto mi attristino le notizie che tu mi dai della tua malinco-
nia. Credimi che se potessi pigliarmela tutta io per liberarne
te, lo farei in questo momento. Ma in somma non vedo l’ora
di riabbracciarti, e spero che in un modo o nell’altro, avrò pur
questa consolazione tra non molto tempo. Dell’affar di Bunsen
scrissi al Papà. Le cose che ho pubblicate a Milano te le man-
derò subito che ne avrò copia. - Quanto alla salute, io sto
meglio, ma meglio assai, e ne rido volentieri con te, e per ser-
virti vedrò di cacare ogni giorno. Ma dì da mia parte a Pucci-
notti che il mio non era negozio da rimediarsi con cibi che ten-
gano ubbidiente il corpo, perchè non solamente questi, ma i
più violenti purganti mi operavano quanto un’acqua fresca. -
Le lettere originali ec. di cui mi parli, per ora non servono. -
Le nuove del Zio Ettore mi affliggono molto. Vedo quanta tri-
stezza deve produrre la sua malattia in tutta la famiglia. Setacci
mi ha dato notizie di un poco di miglioramento. Desidero di
sentirle avverate. - Cariuccio mio caro, io ti amo in quel modo
che tu solo sai. Procura di rallegrarti e di ridere un poco per
amor mio. Dio sa quanto mi trasporterebbe, se avesse effetto,
quel che mi scrive Paolina. ITo veduto qui Cavalli che mi
dimandò di te e ti saluta. Ti bacio, amor mio. Voglimi bene,
addio, addio.
[Bologna] 9 Decembre [1825] |
Paolina mia. Ringrazia tanto e poi tanto la Mamma del suo
caro dono,1 che io conserverò come una reliquia, e dille che la
consolazione di vedere il suo carattere per me è stata tanta, che
quasi dubitavo di travedere. Salutala poi mille milioni di volte
per parte di Angelina,2 che saluta anche Babbo e te e Carlo e
Luigi quanto si può mai salutare al mondo. Qualche settimana
fa passeggiando per Bologna solo, come sempre, vidi scritto in
una Cantonata via Remonella. Mi ricordai d’Angelina e del