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senza che tu ci abbia scritto; ma io le ho detto che ne farai passare anche degli altri, poiché tu non ci scrivi senza nre lettere. Ti saluta essa tanto, e ti raccomanda che ti abbi tutta la cura, come te lo racco- mando caldamente io, per carità; e che ci scrivi esattamente come sta- rai. - Da quello che ti-ho detto di Zio Ettore vedrai, che non sarebbe ora a proposito lo scrivergli come Mamma aveva desiderato - l’altra tua la ebbe, e la fece leggere subito a noi; e se non ti ha risposto, è perchè ora non scrive più a nessuno - Anche il Can. Antimi ha avuto due colpi, ma non molto forti, per cui ora sta bene - Zio Carlo parte, credo, dentro la ymana, e ti saluta - Pietruccio compiange molto la perdita della nra lettera in cui ti aveva scritto anche lui; e se ne con- sola ora che Babbo gli promette di farlo scrivere in una sua - Addio, Giacomuccio mio - Abbiti cura, per pietà. Anche Masi dice che il tuo male non è niente - Setacci ti porterà questa; egli parte domani - Gigio ti abbraccia, ed io non finirei mai di dirti quanto spesso penso a te, quanto ti amo.

784. Di Antonio Papadopoli.
[Di Roma alli 30 di Nòv. 1825]

Mio caro Leopardi Io non mi voglio scusare se non ti scrissi da Fiorenza perchè da te puoi pensare come io fossi occupato a vedere le cose belle di quella città; ma subitochè giunsi a Roma ho voluto darti ragguaglio di me e della sanità mia, che veramente è buona. Di Roma vorrei scriverti alcuna cosa ma tu la conosci e sarebbe opera perduta il fartene parola, nondimeno ti dirò che la mi pare magnifica per monumenti antichi, ma piena di tristezza; taccio dei suoi cittadini perchè mi paiono ipo- criti ed ignoranti e superbi. Ma che monta che io dia contezza a te di Roma, a te che la mi facesti conoscere imprimachè io venissi a vederla? Oggi vado al Museo, e domani da Monsignor Mai. Ho com- perato la Gramatica di Peyron secondochè mi consigliasti, ed ho veduto il catalogo del De Romanis, che veramente è copioso di belle edizioni. Ilo conosciuto il Betti1 ed altri letterati di Roma, ma nel vero sono mediocri, e poveri di senno, bensì pieni di cortesia e larghi dispensa- tori tli lodi. O mio Leopardi come del continuo mi avvedo che è ancora grande la nebbia dell’ignoranza, e che il sole della verità entra assai I0I3 . &8uofeca Corner,aie Dm Donino diSarra FONDI