780. |
Di Antonio Fortunato Stella. |
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Amico amatiss.1™
Mentre le confermo la mia d’oggi a otto, le domando, se lo può
sapere, quale sia il motivo che non ho ancora ricevute di ritorno le
prove di stampe del Martirio de’ SS. Padri. Mi spiacerebbe che ciò
provenisse da ostacoli di codesta Censura, poiché sarebbe questo un
cattivo preludio anche per le stampe del Cicerone. Scrivo in tal pro-
posito anche all’amico Moratti che di queste cose dovrebbe saperne
più di Lei. Anche que’ benedetti manifesti del Cicerone sono stati pure
un gran pezzo innanzi di capitar nelle mani dell’avv. Brighenti, da cui
ebbi lettera alla quale risponderò fra non molto. Mei riverisca.
Tornando al Martirio (che pei librai d’oggi giorno è continuo) mi
premerebbe pubblicarlo non più tardi della metà del pross. mese: onde
se noi ricevo subito, non ne ottengo l’intento.
Attendo suoi caratteri, e l’abbraccio di cuore
Il suo vecch. am.co
Ant. Fort. Stella
781. |
Ad Antonio Papadopoli. |
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Mio caro. Non ti scrissi a Firenze perchè io non sapeva quanto
ti saresti fermato colà. Spero che questa ti troverà in Roma,
dove la indirizzo. Fio avuto i tuoi cari saluti dalla Contessa,
e le tue nuove da Dodici. Che fai tu? come sei stato contento
di Firenze? come ti piace Roma? ti ricordi tu mai del tuo buono
amico che ti amerà eternamente? Io vivo qui molto malinco-
nico, solitario e tristo. Ma questa è la mia condanna in vita.
La tua compagnia mi confortava, e mi rallegrava sopra tutto
il vedere un giovane che credo abbia pochi pari al mondo. Ora
non mi resta altra consolazione che la memoria e il pensiero,
e la speranza che tu pensi a me qualche volta, e che la nostra