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vertirmi dei doveri che io debbo adempiere verso l’Accademia, come per esempio se io le debba scrivere dirittamente per rin- graziarla, o pregare alcuno di farlo a mio nome, e così se altri obblighi mi corrano verso la Società a cui Ella mi ha proccu- rato l’onore di appartenere; giacché queste sono cose nuove per me, che finora non ho avuto mai luogo in alcuna Accademia.1 Ma come la ringrazierò io dei versi che Ella mi ha favorito, belli e nobilissimi, e sopra tutto pieni di amor di patria e di sen- timenti magnanimi, cose così rare ai nostri giorni, e così ammi- rabili particolarmente in persona costituita in carica e in dignità, come la sua. Questa è la prima volta che io mi dolgo di aver dato un addio alle muse, o piuttosto che le muse mi abbiano abbandonato intieramente, lasciandomi l’animo freddo e occu- pato solamente dalla noia e dalla malinconia; e me ne dolgo per non poter rispondere, come vorrei, nella lingua del Parnaso alle gentilissime espressioni delle sue strofe. Ma mi dica: consenti- rebbe Ella che quei suoi versi, certamente bellissimi, si stam- passero qui, per far fede al mondo che la virtù e la nobiltà del- l’animo ancor vive in italia, e vive in persone onorate per nascita e per uffici?2 I coniugi Aliprandi, che le ritornano i più cari saluti, e che parlano di Lei sempre con tenerezza e come di un miracolo di cortesia, vogliono che io la preghi di un favore da parte loro, ed è di voler proccurare un’ampia licenza di legger libri proi- biti al Dottore Ercole Guidetti Medico e Chirurgo esercente in questa città, uomo assai abile e probo. I coniugi Aliprandi le sarebbero tenutissimi di questa grazia. Pregandola dei miei complimenti e cordiali saluti all’Ab. Can- cellieri e al Dott. De Matthaeis, e supplicandola a valersi di me senza risparmio dovunque mi giudicasse non inetto a servirla, mi protesto pieno di gratitudine, di stima, e, ardisco dire, di affetto Di V. Eccellenza Rev.ma

Dev.mo Obbl.mo Servitore.
Giacomo Leopardi

Bologna 28 Novembre 1825