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L’affare dell’Ulfila, per quel poco che io conosco, mi pare fattibilissimo, specialmente con buone raccomandazioni. Mi pare ricordarmi che anche l’Abate Bentivoglio Dottore del Col- legio ambrosiano, mi disse che Castiglioni non pensava per ora all’Ulfila. Ho molta amicizia con questo Ab. Bentivoglio, che è continuamente nell’Ambrosiana, e che pervia privata potrebbe essere utilissimo a chi volesse copiar qualche cosa da quella Biblioteca, della quale egli è quasi il Custode, ed io non man- cherei d’impegnarlo ad aiutare per sua parte l’impresa il più che potesse. Il suo modo di pensare è molto diverso da quello del Mai. Costì in Roma ebbi in mano per qualche momento il Pla- tone di Bekker, ma confesso che non ebbi o il tempo o la dili- genza di esaminarlo quanto all’ordine. Veggo che il Cousin, il quale per altro ha fatto grandissimo uso di Schleiermacher, non l’ha però seguitato nell’ordine, tenendosi piuttosto all’antico; e che l’Astio segue un ordine nuovo e immaginato da esso mede- simo. -1 Nel ritiro a cui mi obbliga qui la mia malattia, ho in- trapreso la traduzione di una Scelta di moralisti greci, nella quale dovranno entrare anche i Pensieri di Platone. Ora mi occupo di una raccolta dei più bei frammenti conservati nella collezione di Stobeo,2 opera troppo trascurata, anzi dimenticata affatto nelle lingue moderne, per quello che io sappia. Il manifesto di questa Scelta di moralisti uscirà presto in Milano, ed anche il primo volume, contenente le operette morali d’Isocrate, che io aveva già tradotte poco fa. - Ella segua ad amarmi, e sia certa dell’eterna riconoscenza del suo Dmo, gratissimo ed affettuosissimo amico e sre Giacomo Leopardi. P.S. Debbo pregarla a non far parola della mia malattia con chi potesse scriverne alla mia famiglia, alla quale l’ho tenuta fin qui costantemente celata, sapendo che la notizia di essa get- terebbe i miei parenti in una grande angustia.