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gliare. Questa poi che ora ricevo dei 12 del corrente, è tale, che qualunque cosa del mondo non avrebbe forza di farmi dimen- ticare finché io vivrò le prove della vera e rarissima amicizia che Ella con essa mi dà. E ben vero che in contraccambio io non le posso offerire altro che i sentimenti più vivi e più intimi di un cuore che conosce ed apprezza il suo quanto merita. Ella si compiaccia di accettar dunque questi sentimenti, che sono l’unica cosa che io possa dare, assicurandola che saranno eterni. Conosco benissimo la saviezza del suo consiglio di venire a Roma immediatamente, e veggo, come Ella dice, che questo sarebbe il modo sicuro di esser finalmente impiegato. Ma debbo confessarle che in questi momenti mi sarebbe assolutamente impossibile di pormi in viaggio, perchè alle altre mie disgrazie si è aggiunta ora una malattia intestinale, prodotta dal calore che ho sofferto nel viaggio di Milano questa estate. La qual malattia, quantunque non grave finora, mi è però molto inco- moda, e mi rende insopportabile il moto, massimamente della carrozza; e quel ch’è peggio, par molto ostinata. Questa ragione m’impedisce di profittare della veramente amorosa quanto gene- rosa e nobile sua offerta, della quale non mi ricorderò mai senza tenerezza. Ciò che Ella mi scrive circa l’emolumento di cotesta Cattedra vacante, unito alle passate mie considerazioni sopra la insalubrità di cotesto clima nell’estate, e sopra la debolezza mia fisica e morale, poco atta a dar lezioni ad un pubblico, mi fa tornare al mio primo desiderio di vedermi collocato piutto- sto qui in Bologna, dove il vivere onoratamente costa assai meno che in Roma, dove facilmente si hanno libri dagli amici, e dove il posto di Segretario dell’Accademia, esigerebbe ben piccola fatica e piccolo tempo. Per tanto, se l’affare della Cattedra è ancora, come Ella mi dice, res ìntegra, io avrei molto caro, che Ella volesse continuare ad impiegare il suo credito presso l’Emo di Stato per ottenermi o il Segretariato, o anche qualche altro piccolo emolumento qui in Bologna piuttosto che altrove. Se questo però fosse impossibile, resti sempre fermo che io accet- terò la Cattedra, purché l’emolumento basti a poter vivere, e mi porterò costà al primo cenno, subito che la mia salute me lo permetta.