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matura, specialm.® pei cenni biog. ma forse è questo appunto il suo vezzo principale. Del resto, mi ricordo bene dove siamo e in quali tempi; e con quali modi qui bisogna provvedere alla propria fama. Quanto all’interesse, non so se sia il tuo, ma certo l’impresa non sarà senza vantaggi. Addio Buccio mio; ti scrivemmo col penult.0 ordina- rio. Vedo che non verrai per ora. - Dentro l’inno a Nettuno. Per l’avvertimento da premettersi a un’altra ediz.c di quest’inno - Lo conservo come opera più tosto dell’ingegno che della fantasia e della facoltà poetica ec. Dovechè i traduttori si studiano di parere originali, io doveva essendo originale studiarmi di parer tradutt.c; e qui si possono mettere tutte le riflessioni sopra questo particolare ch’io scrissi al Giordani nella mia lettera, dove si parla di quest’inno ec.5 Ed ecco tutto, Giacomuccio mio. Ti ripeto anch’io con Carlo che qualunque altra cosa ti abbisognasse, non hai che a parlare. Ed io credo certo, che delle tue composizioni che mi permettesti di copiare, ne avrai copia, o se la vorrai te la manderemo ec. - Spero che mi man- deranno il manifesto per questa nuova edizione, che da me sarà rice- vuta con ben maggior gioja che non quella di Bartoli, ed a cui mi asso- derei immancabilmente. - Ci avviciniamo al secondo atto della commedia di Condulmari, il quale dopo essere stato, o aver finto di stare per morire, e dicendo di non potersi ancora ristabilire, ha scritto al fratello affinchè vada a prenderlo per venire a riprendere l’aria nativa; ed a momenti egli verrà. Siamo tutti desiderosi di vedere qual figura farà, e come andrà a finire, ma già è certo che tornerà come è anda- to, dopo aver fatto parlare di lui, ed innamorato qualche bigotta - Addio, Muccio mio. Non so che diavolo mi scriva, avendo quel mar- motto di Monsignore6 nella camera vicina, che mi rompe il capo. Amami per carità, non te ne scordare.

772. A Karl Bunsen.
Bologna 16 Novembre 1825

Pregiatissimo Sig. Cavaliere Ciascuna sua lettera è piena di tanto amore e di tanta bontà, che mi fa non solamente intenerire per gratitudine, ma meravi-