una capanna, un libro e una cipolla in cima a un monte, che un impiego
subalterno in Roma, dove chi non è prelato o avvocato, è niente; e
dove credo che tutti gli altri impieghi sappiano di staffiere, e quelli
che li sostengono, debbono essere gli umilissimi, adulantissimi servi-
tori di tanti asini vestiti da abati, che, incassando la testa in collare
rosso o pavonazzo, hanno acquistata l’infusione di tutte le scienze.
Uno per altro, il quale non possa o non abbia piacere di restringersi
alla vita domestica, deve pensare prima di ricusare un impiego, che
in qualunque modo lo lega al Governo; e ad un Governo, che si fa
un dovere di pelarci per mantenere e pensionare in vita i suoi impie-
gati, ancorché lo abbiano servito un giorno, o assassinato un secolo.
Io dunque avrei per santissima e lietissima cosa, che voi poteste vivere
sano e contento in casa vostra; ma se questo non può essere, avrò per
bene quello che farete, tanto più che niente farete di irretrattabile,
e la casa vostra è sempre per voi.
Avrete appreso con qualche sorpresa che il signor Antongiacomo
Condulmari si è andato a far frate Camaldolese al Monte Corona. Il
Conte Volunnio morì,2 e lasciò suo erede'universale il più piccolo dei
fratelli, e tutti gli altri bisognosi e scontenti. Noi tutti stiamo bene,
e la mamma guarì dal po’ di raffreddore che vi annunziai. Tutti vi
salutano, e segnatamente Pietruccio, il quale ieri ricevè lietissimamente
la prima tonsura. Addio, mio caro figlio. Iddio vi colmi di tanta bene-
dizione, quanta ve ne comparte il vostro affezionato padre.
Signore ed amico carissimo
Rispondo alla sua affettuosissima dei 18 dello spirante. Le
espressioni d’amore ch’essa contiene, non mi riescono nuove,
perchè già conosco per molte testimonianze la sua bontà verso
di me, ma riscaldano l’affetto e la gratitudine che io le professo
e professerò sempre. Mi attrista infinitamente il vederla così
malinconica, e ben desidererei di poterla in qualche modo ral-
legrare. Se l’attaccamento vero, sincero e costante di un amico,