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assicurato del vostro particolare affetto me ne vado in furore. E fu per questo che non potendo più stare, volli scrivervi a Milano; ma qual- cuno di que’ Geni che vanno pel mondo e s’innamorano degli uomini grandi e n’hanno gelosia, avrà rapita per aria quella mia povera lette- ruzza a fine che non vi arrivasse.2 Io vi chiedeva in essa della salute vostra, de’ vostri studi, e de’ Dialoghi,3 e di altre simili importanze. E voi invece nell’affettuosissima vostra mi parlate della nostalgia che soffrite, e del vostro esser tirato fortemente a Recanati. Tanto può l’amore del natio loco, o la consuetudine, o la noja! Io però sarei più amico di me stesso che vostro se non vi confortassi a resistere alle melancolie, e tener duro, e non abbandonare Bologna che per altra simile città. E che credete, che dopo quindici o venti giorni che vi foste rifatto qua solitario, non vi si appiccicherebbe di nuovo all’a- nimo la smania dell’andare? Anche a Petrarca, e all’Alfieri, e a qual- che altro di quella tempra avveniva il medesimo. Così se voi, o mio Leopardi, vi ridurrete quà un’altra volta, dove al solito non troverete che L’aer gravato e l’importuna nebbia Compresa intorno da rabbiosi venti'1 poco durerà la quiete vostra, e forse così preste come vorrete non vi si offriranno novelle occasioni di partenza! Quando poi il tornar vostro non consistesse che in un trapasso; mentre mi ha confidato l’ottimo fratello vostro, che avrete una Cattedra di greco a Roma, allora sì che farei voti per rivedervi e riabbracciarvi e riudirvi a parlare. Intanto però mi raccomando che mi scriviate, perchè sono ansioso di sapere qualche cosa dell’ultima vostra conferenza col Giordani, e del modo che tengono con voi cotesti Angelelli Marchetti Costa, e simili altri di costì, che passano la libbra. Il D.r Podalirj andò a Roma poco dopo che partiste voi, ed ora dicesi a Napoli. II Governatore5 vi risaluta e v’ha scritto. Vuole che sappiate ch’ei non va più sghembo come prima, ed ha acquistato tanta lena che giorni sono in una villeggiatura ballò colla Tognetta Torri una prestissima chirintana, che era un desio a vederlo. Al De-Mattheis scri- verò quanto prima. Corboli spera di vedervi in Urbino all’occasione delle nozze della Paolina vostra; e dice che se potesse verrebbe sino a Bologna per conoscervi di persona, come fece quel tale che si recò a Roma a posta per veder Tito Livio. - Quanto a me già sapete che fo il medico di condotta non per inclinazione ma per fame; epperò se