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Più non mi dilungo perchè la posta parte. Ho letto il Pla- tone di Cousin, e per quello che si poteva aspettare da un fran- cese, mi pare un lavoro assai diligente. Lo trovo poi ottimo quanto alla parte filosofica, ed anche quanto alla eleganza e purità dello stile. Non dissimulo che alcune sue interpretazioni non mi paiono giuste, ma ciò non toglie al merito dell’opera in gene- rale. Il mio desiderio di riveder Lei e di profittare della sua con- versazione e de’ suoi lumi, è infinito. Colla dolce speranza di godere di questo bene fra poco, e colla più viva gratitudine all’a- morevolezza che Ella mi ha usata e mi usa, offerendomi in ogni cosa ai suoi comandi, ho l’onore di ripetermi

Suo dino obblmo servitore affettuosissimo
Giacomo Leopardi
762. A Carlo, Paolina e Luigi Leopardi.
Bologna 28 Ottobre 1825.

Carlino mio caro. La tua lettera mi ha consolato e attristato a un tempo stesso, come puoi ben credere. Anzi non puoi cre- dere quanto dolore io senta, pensando alla tua situazione. Asso- lutamente l’ammogliarti sarebbe il meglio: veggo bene le diffi- coltà che ci sono, vedo che tu ne hai poca voglia, ma credo che questo sarebbe il miglior partito per te e per tutti, e se potessi contribuire in qualche modo a proccurartelo, lo farei con tutta l’anima. Dimani a sera aspetto Giordani. Gli parlerò di que- st’affare. Non v’è ficcanaso uguale a lui, nè uomo meglio infor- mato nè più attivo nè più amorevole. Gli raccomanderò la cosa caldamente. Una dolcissima speranza mi consola, ed è quella di rivederti presto. Oggi ho lettera di Bunsen, dove parla del- l’impiego propostomi, che è la Cattedra combinata di eloquenza greca e latina nella Sapienza di Roma; e pare che se io l’accetto, potrò averlo quasi subito. Oggi stesso rispondo ed accetto; al che mi muove anche il bestialissimo freddo di questo paese, che mi ha talmente avvilito da farmi immalinconichire e disperare.