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Stato che ne lo ha incaricato, che io non accetti nessuna proposi- zione che potesse vernimi dalla Toscana o d’altronde, avendo il Governo Pontificio fissato gli occhi sopra la mia persona per impie- garla degnamente} Scrivo oggi medesimo al Zio Carlo costà.

759. Di Luigi Alborghetti.
Varese 25. Ottobre 1825

Mio Cariss. Conte Leopardi Sono debitore di riscontro ad una vra graziosa lettera,1 e per me oltre modo lusinghiera. Ho differito perchè ho dovuto restituirmi a Milano ed accogliere in mia casa il Card. Morozzo reduce da Roma. Ora che sono di bel nuovo fra gli ozi e le amenità di Varese sfuggo le brighe e mi occupo più che posso di soggetti aggradevoli. Tale è quello di potermi alcun poco trattenere con voi mio caro Conte. La vra partenza mi giunse inaspettata e mi dispiacque. Sperava di avervi qui meco ancora qualche giorno, e mi pareva che senza aver molto vissuto insieme era già nata fra noi quella simpatia e fiducia che con- disce il conversare, e che talora non si produce dal tempo. Ciò mi ha sempre convinto che v’è una affinità morale fra gli animi, come fisica fra i corpi. Alcuni si uniscono sol che si accostino; altri eterogenei resi- stono a qualunque contatto. - Per quanto mi rincresca la vostra sepa- razione non disapprovasi il vro partito di scegliere cod." città a più stabile domicilio. E verissimo che l’aria, gli alimenti, la tranquillità, l’amor degli studj, ed una società discreta rendono cod.° soggiorno preferibile a molti. Io non vi esibisco niente dalla mia parte; vi con- fermo una leale amicizia e questa crea de’ diritti scambievoli. Nulla vi dico del giudizio troppo favorevole che avete di me espresso: il mio amor proprio n’è solleticato. Laudari a laudato viro dulce et deco- rum. - Penso però che quello è partito più dal vro cuore, che dal vro ingegno, ed il primo illude sovente il secondo. - Vi salutano assai le mie Svizzere. Amatemi e credetemi invariabilm.' V.° Serv. vero ed Amo Luigi Alborghetti