Pregiatissimo sig. Cavaliere. Tardi rispondo alla sua genti-
lissima dei 5 Ottobre corrente, indirizzatami a Milano, donde
mi trovò partito, e giuntami qui in Bologna coll’ordinario scorso.
Ella avrà già ricevuta a quest’ora la mia dello stesso ordinario
passato, 21 dell’andante. Non so esprimerle la gratitudine e al
tempo stesso la confusione che destano in me le notizie che Ella
mi dà delle clementissime disposizioni dell’E.1"0 Sig. Card.
Segretario di Stato verso di me. Ella mi ordina da Sua parte
di non accettare alcuna proposizione che mi venisse fatta da
Toscana o d’altronde, avendo il Governo Pontificio volto lo
sguardo verso di me con intenzione d’impiegarmi nello Stato.
La considerazione del mio poco anzi niun merito, comparato
alla benignità superiore verso la mia persona, mentre accresce
la mia profonda riconoscenza, mi riempie anche di rossore. Non
le dissimulo che i miei sguardi non fossero ora rivolti verso la
Toscana, e che la mia venuta in Bologna, non avesse tra gli altri
quest’oggetto. Ma dopo il cenno ricevuto dall’Eminenza Sua
per di Lei mezzo, mi guarderò costantemente dal prendere alcuno
impegno verso l’estero, non avendo maggior desiderio che di
dedicare tutte le mie deboli e scarse facoltà e forze al servizio
del mio munificentissimo Principe, dove e come alla Santità Sua,
per l’organo del Suo ben degno Ministro, piacerà di destinarmi.
La prego fra tanto instantemente di umiliare all’Eminenza Sua
le espressioni di questi miei sentimenti, e nel tempo stesso di
volere impiegare la sua facondia presso l’E.mo Principe per rap-
presentargli vivamente la somma, sincera, umilissima, e ardirò
quasi dir tenerissima riconoscenza della quale io mi sento com-
preso alle benefiche intenzioni di Nostro Signore e dell’Emi-
nenza Sua verso la mia immeritevole persona.
Rinnovando poi a Lei i miei affettuosi e vivi ringraziamenti