io non ti direi tutte queste ciancie se tu non mi avessi detto che le
ami, e che ne sei curioso, onde perdonami, per pietà. - Luigi ti vuo-
le salutare, onde mi conviene cedergli il foglio. Addio, caro Muccio
mio; - ti amo tanto, tanto.
Mio caro Giacomo. Non vi ho voluto mai scrivere fino ad ora, per
non togliere ai miei Fratelli il luogo per dirvi cose più interessanti di
quelle che vi avrei potuto dire io, ma non ho mancato di farvi salutare
per parte mia ogni ordinario, e potete essere sicuro che non mi sono
dimenticato mai di voi. Pietruccio mi ha pregato tanto di salutarvi.
Addio Giacomuccio mio caro; non saprei che altro dirvi, se non che
mi vogliate bene quanto ve ne voglio io.
[Piacenza] 23 ottobre [1825] |
Mio caro Giacomino. Non ti sarà nè mirabile nè spiacevole che
ti faccia due righe qui. Ti bacio per la tua del 7.1 Mi consolo delle
nuove sufficienti che mi dai di te. Qui non è nè mai potrei avere il
Ricoglitore: fa di averlo presso di te quand’io verrò; affinchè possa
leggerti, di che sono avidclissimo. Di quella Tragedia mi fu scritto da
Firenze gran fiasco; ma niente mi maraviglia l’eccellente impudenza
dell’Autore.2 Mi piacerà se potrai star bene in Bologna; avendoti non
lontano, e accessibile. Ma prima di seppellirti in Recanati, non dispero
di Firenze. Salutami moltissimo Papadopoli, e la Nina. Salutami Mar-
chetti, Pepoli, Benedetti, Angelelli, Luigino Conti, Valorani quando
li vedrai. Manda i miei saluti carissimi a Carlo e Paolina. Non dubi-
tare, ch’io farò tutto il possibile per esser teco liberamente e non bre-
vemente nella mia breve dimora di costì. Tu forse non imagini quanto
io ti amo e ti desidero e ti ammiro e ti venero. Giacomino mio, voglimi
bene, perch’io te ne voglio immensamente indicibilmente. Addio addio.