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Sappiate profittare della vostra erudizione per il bene vero degli uomini, che così fonderete la vostra felicità, come di cuore vi augura chi con sincero attaccamento si protesta V.° Aff ° Zio Carlo Antici

748. Di Luca Mazzanti.
Recanati 18. Ottobre 1825.

Amico e Signore amatissimo Dopo lunga privazione delle Sue Lettere, ne rivedo finalmente pur una tutta candida, soave, vera, così come il suo cuore.1 Io ne sono consolato infinitamente, poiché mi rassicura della Sua prosperità, del- l’amor Suo, del Suo avvicinamento, sicché potrà riescirmi il rivederla più facile. Non so nasconderLe che il Suo silenzio mi è riescilo di pena, non sapendo cui attribuirlo; e dubitava a ragione della Sua salute, o ch’io fossi spento nella Sua dolce memoria; chè, essendo Ella la stessa cortesia, non poteva persuadermi che Le piacesse di tenermi in cor- ruccio col non rispondere alla lettera che Le scrissi nella Sua dimora a Milano,2 lasciandomi così senza le Sue nuove, che vorrei pure ad ogni momento. Ne ricercava sovente qui alla Sua Famiglia, ed in Bolo- gna al P. Maestro Poni; rare volte però potei averne di così precise e consolanti quali erano da me desiderate. Ora ch’è più vicino non Le piaccia di procacciarmi nuove afflizioni, ma raddolcisca invece le già sofferte, scrivendomi con frequenza, e comandandomi. Che intendo mai di Milano! Quando io vi fui avevano colà le Scienze, e le Lettere la loro sede, e poteva dirsi quella Città la Repubblica de’ letterati, de’ colti, e gentili uomini. Ciò vuol dire, che dottrina, coltura, e gentilez- za star non ponno insieme colla Todesca rabbia; e così essendo ha fatto assai bene di partirsi di colà, dove dal corso suo quasi è smarrita nostra natura vinta dal costume. Se io far potessi il voler mio, avrei già messo le ali per esser costì a riabbracciarLa; però necessità mel vieta, ed è forza che io ritardi questo piacere vivissimo a miglior tempo, che vorrei fosse sollecito a sollievo del mio spirito, oppresso più che il Suo certamen- te da profonda malinconia. Iddio voglia che l’amore del suolo natio possa tanto nel di Lei animo da ricondurLa fra le patrie mura; che in vero «Tal qui si paté traversia, che scusa La repugnanza de’ paterni tetti»3