Sappiate profittare della vostra erudizione per il bene vero degli
uomini, che così fonderete la vostra felicità, come di cuore vi augura
chi con sincero attaccamento si protesta
V.° Aff ° Zio
Carlo Antici
Recanati 18. Ottobre 1825. |
Amico e Signore amatissimo
Dopo lunga privazione delle Sue Lettere, ne rivedo finalmente pur
una tutta candida, soave, vera, così come il suo cuore.1 Io ne sono
consolato infinitamente, poiché mi rassicura della Sua prosperità, del-
l’amor Suo, del Suo avvicinamento, sicché potrà riescirmi il rivederla
più facile. Non so nasconderLe che il Suo silenzio mi è riescilo di pena,
non sapendo cui attribuirlo; e dubitava a ragione della Sua salute, o
ch’io fossi spento nella Sua dolce memoria; chè, essendo Ella la stessa
cortesia, non poteva persuadermi che Le piacesse di tenermi in cor-
ruccio col non rispondere alla lettera che Le scrissi nella Sua dimora
a Milano,2 lasciandomi così senza le Sue nuove, che vorrei pure ad
ogni momento. Ne ricercava sovente qui alla Sua Famiglia, ed in Bolo-
gna al P. Maestro Poni; rare volte però potei averne di così precise
e consolanti quali erano da me desiderate. Ora ch’è più vicino non
Le piaccia di procacciarmi nuove afflizioni, ma raddolcisca invece le
già sofferte, scrivendomi con frequenza, e comandandomi. Che intendo
mai di Milano! Quando io vi fui avevano colà le Scienze, e le Lettere
la loro sede, e poteva dirsi quella Città la Repubblica de’ letterati, de’
colti, e gentili uomini. Ciò vuol dire, che dottrina, coltura, e gentilez-
za star non ponno insieme colla Todesca rabbia; e così essendo ha fatto
assai bene di partirsi di colà, dove dal corso suo quasi è smarrita nostra
natura vinta dal costume. Se io far potessi il voler mio, avrei già messo
le ali per esser costì a riabbracciarLa; però necessità mel vieta, ed è
forza che io ritardi questo piacere vivissimo a miglior tempo, che vorrei
fosse sollecito a sollievo del mio spirito, oppresso più che il Suo certamen-
te da profonda malinconia. Iddio voglia che l’amore del suolo natio possa
tanto nel di Lei animo da ricondurLa fra le patrie mura; che in vero
«Tal qui si paté traversia, che scusa
La repugnanza de’ paterni tetti»3