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lità, e di vedere ch’io lascio luogo a tutti; dicono finora un gran bene di me, vengono a trovarmi, e sento che stimano un acqui- sto per Bologna la mia presenza. Non ti dimenticare di dirmi se Prosperi il Chirurgo ha ricevuto il libro di Tommasini che gli feci spedire di qua.2 Cariuccio mio, scrivimi. Io t’abbrac- cio, t’amo quanto i miei occhi. Addio, addio. Quella che vedete è una cometa, non ne dubitate. Paolina mia. Tu scrivi colla tua solita sensibilità, e mi con- soli in tre modi; perchè mostri di volermi tanto bene, perchè mi persuadi che la sensibilità si trova al mondo, perchè risvegli la mia, ch’è pur troppo addormentata, come tu sai, non verso te in particolare, ma verso tutto l’universo. Se tu pensi a me in Recanati, non credere ch’io sia tanto distratto in Bologna, e fossi anche in Parigi, ch’io non pensi a te ogni giorno. A pro- posito di Parigi, sappi ch’io sono venuto da Milano a Bologna con tre francesi, e da Bologna a Milano era andato con due inglesi. Vedi quanta materia di osservazioni e di racconti per le nostre serate d’inverno, perchè ti puoi immaginare con quanta dimestichezza e intimità si viva coi suoi compagni quando si viaggia, e però quanto campo io abbia avuto di osservare i costumi e i caratteri di quei signori. Aspetto qui Giordani a mo- menti, e già gli ho scritto del tuo sposalizio concluso. Dammi pur sempre le notizie del giorno di Recanati, che ho moltissimo pia- cere di sentirle, perchè mi son fatto curioso assai più di prima. Dà un bacio per me a Pietruccio, e mille alla Mamma, alla quale raccomanda di aversi cura. Salutami caramente Luigi, e pregalo per me che mi scriva due righe, dove mi dia le sue nuove. Fini- sco perchè sono le dodici. Addio, mia cara, addio addio. Pro- curerò di aver nuove di Angelina.