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vedrai, o ne sentirai parlare, ti prego, conserva scrupolosamente il segreto della sua non-autenticità, perchè scoprendolo a chic- chessia, faresti gran danno a me, e al libraio. Intanto ti dico che Cesari lo ha letto nel mio manoscritto, e che ha detto che è una cosa mirabile, e di qualche ottimo autore del trecento. Disponi pure delle copie eusebiane finché ti occorrono, chè per ora io non ne ho bisogno. Le tue lettere delPErizzo non le ho ancora viste, ma proccurerò qui di averle. Se ti posso servire in qualche cosa in Bologna tra le mie occupazioni, che non son poche, comandami. Salutami De Matthaeis, De Romanis, Car- dinali, Visconti, e in particolare la Sig. Orfei, poiché veggo che tu sei de’ suoi. Voglimi bene e credimi tuo amoroso cugino G. Leopardi

739. Ad Antonio Fortunato Stella.
Bologna 5 Ott.c 1825.

Signore ed Amico carissimo. Ho lasciato passare due ordinarii dopo il mio arrivo senza scriverle, parte perchè mi trovava imbarazzatissimo da ogni lato, parte perchè le locande di Bologna non hanno calamai, se non pieni d’acqua limpida. Fio consegnato la sua al S.r Moratti, che sta bene. Brighenti sarà contentissimo di servirla nel Cicerone, e dovunque Ella voglia occuparlo. Io sto attendendo i manife- sti,1 e procurando di dar qualche ordine alle mie cose, e più alla mia mente, che è piena di confusione, ottenuta la qual cosa, mi darò a lavorare per genio e per debito con ogni mio potere. Non la ringrazio dell’amorevolezza, della cordialità, delle cure, dei favori innumerabili che Ella mi ha usati fin qui, perchè non avrei parole abbastanza, e amo meglio di farlo colle opere. Ben l’assicuro che io conserverò perpetua e dolcissima e grata memo- ria del soggiorno che ho fatto in sua casa. La prego dei miei teneri saluti, e ringraziamenti ancora, a tutti i suoi; particolar-