lungamente e conosciuto con troppa certezza che quanto più
io cerco di non patire, tanto più patisco, perchè la pigrizia, e
10 studio senza distrazioni grandi e continue, sono la rovina della
mia salute. Ella mi ami, e saluti caramente per me la Mamma,
i fratelli e il Zio Ettore, ai quali scriverò quando avrò un poco
più di agio. Io l’amo, come sempre e come debbo, con tutto
11 cuore, e desidero infinitamente le sue nuove e quelle della
famiglia. E baciandole la mano mi ripeto teneramente
suo affettuosissimo figlio
Giacomo.
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A Giuseppe Melchiorri. |
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Caro Peppino
Tardi rispondo alla tua degli 11, perchè dopo ricevutala, sono
stato sempre in punto di partire da Milano, come ho finalmente
fatto, e sono qui da 5 giorni, dove forse mi stabilirò. I miei lavori
letterarii in Milano sono stati il combinare gli elementi di una
edizione latina, e di un’altra latina e italiana, di tutte le opp.
di Cicerone, della quale vedrai presto i programmi, l’uno latino
e l’altro italiano, che ho fatti io.1 Conservo qui una soprinten-
denza lontana su questa intrapresa, e su quelli che vi lavorano,
ma io non avrò parte alcuna nei lavori stessi. La recensione del
testo sarà di un Ab. Bentivoglio già collega di Mons. Mai nella
B. Ambrosiana. Con mio dispiacere ti dico che lo smerciare le
tue memorie in Milano è impossibile, perchè non vi è città al
mondo meno studiosa dell’antichità, come anche delle lingue
classiche, e i libri di questo genere non vi trovano il menomo
spaccio. Ti basti dire che difficilmente tu puoi trovare in tutta
Milano una edizione di un classico greco o latino, posteriore
al 5 o al ócento. Non vi si parla d’altro che lingua e poi lingua,
e in questo consiste tutta la letteratura milanese. Presto uscirà
in Milano quel mio finto testo di lingua del trecento.2 Se tu lo