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graziarti abbastanza, perchè mi han dato sommo piacere. Sono conso- latissimo che tu abbi salute e quiete: (e credo che poco altro ti rimanga a desiderare; poiché tanto hai in te stesso). Ma io vo pensando (e mi preme assai) quando e dove ti vedrò? Io come sai non posso passare il Po: circa la metà di ottobre credo di passare a Bologna. Ma tu, mio carissimo, quando vi sarai? puoi tu sapermelo dire? potresti tu in que- sto poco di Settembre, o nella prima decina di ottobre fare una corsa a Piacenza? Sei veramente risoluto per Bologna? hai lettere di Papa- dopoli, e di Brighenti? Io mi prometto ancora una tua arenarissima lettera almeno in questo paesaccio; prima di lasciarlo, ti darò un cenno. Vorrei che mi fosse sperabile di vederti almeno in Firenze: ma tutto mi par difficile. Io ho una salute sempre languida, e inetta ad ogni fatica: ho molti pensieri nojosi: m’occupo di sradicarmi da questi pae- sacci, e non avere necessità di ritornarvi. Mi consola moltissimo il matri- monio di Paolina: con chi? lo conosci lo sposo? è bello, ricco, giovane, bravo? Salutami infinitamente lei e Carlino: ma fallo certamente, e con grande affetto. Riveriscimi tuo padre e tua madre, e se scrivi al zio Antici. Se ti pare che Ambrosoli gradisca i miei saluti, faglieli affet- tuosi: io lo amo sempre: son certo ch’egli è bravo uomo: ch’egli poi pensi a me sarebbe forse presunzione il volerlo avere per sicuro. Ma, come dici che mi tenevano per morto costì? donde lo avevano? Vera- mente la mia vita è poco meglio che morta: ma ancora mangio, e dormo, e sogno ad occhi aperti. Vidi molto volentieri quel buon Cavalieri. Hai ragione a dolerti e sdegnarti alla tanta miseria turpe degli studi italiani: ma ci sarebbe molto da discorrervi sopra. Tu solo puoi fare per cento bravi. Oh quanto vorrei che tu potessi venir qua, almeno un giorno o due: e colla diligenza (che non va più di notte) sarebbe cosa presta. Salutami Stella. Che hai detto dei cinquanta volumi di classici in miniatura promessi dal Bertolotti? Bada se questa lettera ti c stata aperta prima di giugner alle tue mani. Credo che la persecu- zione non sia ancora finita; benché mi fanno ridere. Ti abbraccio con tutto il cuore mille e mille volte: ma mi tormenta questo pensiero al quale non trovo uscita, dove e quando potrò esser teco alcune ore? Se si trattasse di cospirazione potrei supplire mandandoti persona fidata: ma a chi confidiamo le nostre malinconie, i nostri affetti, le nostre filosofie, i nostri pettegolezzi, le nostre curiosità? addio addio, amami, te ne prego. Addio.