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le dissi nulla del segretariato di Bologna, perch’è una cosa della quale io spero pochissimo, e non sapendone ancora niente di certo, non mi pareva che valesse la pena di parlarne; tanto più che anche senza l’impiego, non mi mancherebbero mezzi di vivere onoratamente in Bologna qualche parte dell’anno. Con grandissima consolazione ho sentito che il Zio Ettore sia pie- namente ristabilito. Io ne stava in pena, avendo saputo a Bolo- gna il suo incomodo, ed essendo stato poi tanto tempo senza loro lettere. Gli scrissi già direttamente da Bologna,1 ma forse la mia lettera l’avrà trovato incomodato. La prego a fargli i miei rallegramenti, e a salutarlo caramente per me. Col Conte Albor- ghetti, ch’è un uomo veramente amabile, farò le sue parti, quando e se lo potrò rivedere, perch’egli è ora in campagna, e da che fui a pranzo da lui, poco dopo arrivato a Milano, non l’ho più veduto. Io sto bene, e l’appetito che mi tornò a Bolo- gna, non mi ha più lasciato; tanto più che qui non si cena, e il pranzo è spesso un esercizio di temperanza. Spero sempre di poter partire dentro questo mese, benché Stella che ha deciso di ritenermi in tutti i modi, mi usi tutte le cortesie possibili, il che m’imbarazza un poco, per quel gran difetto che io ho sem- pre avuto, di non saper dir di no anche a chi mi bastona, molto meno a chi mi prega. Ma vedrò pure di farmi forza, e intanto sèguito sempre a dire di non volermi trattenere. Mi ami, caro Sig. Padre, e mi saluti teneramente la Mamma. Ai fratelli scrivo qui dietro. Sono e sarò sempre il suo affettuosissimo figlio Giacomo Paolina mia. Mi rallegro con te, ma di poco buona voglia, perchè al mio ritorno o sarai già partita o vicina a partire, e così non ti potrò raccontare tante storielle, tante avventure, tante osservazioni filosofiche, antropologiche ec. fatte in questo mio viaggio verso il polo, e che io metteva in deposito per farti pas- sare almeno quattro inverni, come ne hai passati due colle mie chiacchiere romane. E sappi che quelle erano una bagattella a paragone di queste; sicché perdi molto; ma pazienza. Intanto sappi che io continuo a credere che tu potrai essere felicissima con questo sposo, specialmente se persisterai nelle tue massime