Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, I.djvu/1053

721. Di Carlo e Paolina Leopardi.
[Recanati] 19 Ag.° 25

Caro Buccio. Ero in Sinigaglia, dove sono stato otto g.ni quando giunse la tua dei 31 Lug.°. Per non aggravarti di spese postali, ti scri- viamo, come vedi, di raro. Se questa ti giunge a dovere, potrai preva- lerti del med.° strattagemma, che noi crediamo molto economico.1 Tutti stiamo bene, e ci regge la lusinga che sia lo stesso di te nella mancanza in cui siamo delle tue nuove. Alborghetti scrisse ordinarj sono a Babbo una lettera molto compita sopra di te.2 Il Zio Ettore è perfettamente guarito: Paolina ti dirà in ultimo qualche cosa di nuovo che la riguarda; ed eccoti esaurito l’articolo delle notizie. Il punto più importante per me è quanto tu mi dici sull’impressione che ti ha fatta Milano: due parole mi bastano per concepire la qualità di mondo che hai trovato; specialmente, caro Buccio, di ntorno da Sinigaglia, la quale, se Milano è un saggio di Parigi, è in quei giorni a detta di tutti, un saggio di Milano. Pio visto un mondo di cui non aveva idea, nè mai me lo sarei imaginato così ostile: in conclusione anche chi non vuol niente da alcuno, per esser lasciato vivere, conviene che o si faccia in tutto similissimo agli altri, ovvero che metta fuori qualità brillanti sostenute con un coraggio piuttosto somigliante all’impudenza che alla magnanimità: diversamente egli è oggetto di un disprezzo così potente che l’uomo il più stoico non saprebbe sostenerlo. Il vivere ritirato in mezzo alla folla, comodo che si attribuisce alle Capitali, sembra che in tali paesi sia impossibile: quello di cui parlo, popolato momenta- neamente per la maggior parte di forestieri settentrionali, e d’italiani anch’essi situati tutti più di noi verso il Nord, mi ha somministrato una prova di quanto ho letto altre volte nei Scrittori moderni, che si trova più attività e più illusioni rapporto alla vita nelle regioni gelate; mentre più si avanza verso il mezzodì, più domina l’indolenza e il vivere puramente animale. Io, caro Buccio, non era dei peggio armati fra i giovani; nel campo di cui ti parlo, nè il sesso giudice mi ha manife- stato un solo voto sfavorevole; egli era come l’ho sempre trovato finora: tuttavia le abitudini di perfetto ozio ed indifferenza che si contrag- gono vivendo a Recanati, e l’ignoranza in cui era perfino che un tal mondo esistesse, merito del non aver mai messo il piede fuor della porta, mi fecero trovare questo nuovo stato molto faticoso. Figùrati