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Bologna possa non esserle sincero, che noi potrebbe mai consentire il mio onore - Ella adoperi la potenza del suo ingegno, e fatto cuore dica allo Stella, come la natura di quel lavoro disconvenga a lei, e per- chè faticoso, e perchè noievole, le quali cose potrebbero pure venire in danno della di lei salute. E nel vero io penso che quelle noie se non disservono all’ingegno, certo lo immalinconiscono, e da lei ella vedrà come questo sia malconveniente al di lei naturale così bisognoso di rallegrarsi. Quanto poi a Milano non le saprei che dire, ma solo mi par bene di osservare, che quella città popolosa farà il caso per tale, che viva la vita del galante, ma non mi pare si convenga a chi va in cerca di amici; chè certo nel numero di quei dotti, che onorano quella città non ci veggo, eccetto il Monti ed alcuni altri forse, chi unisca il sapere alla bontà del costume, e alla innocenza dell’amare - Dal detto sin qui io spero ch’ella conosca necessario il venire qua tra noi, che l’amiamo, e la riveriamo quanto si può amare e riverire, un cava- liere perfetto di tante virtù, e di si compita dottrina, Io qui vivo da forse un anno, e benedico il giorno il mese e l’ora, in che io venni, e per la gentilezza di questi dotti, e pelle amicizie, che mi ho procu- rate, traile quali sono pure eminenti per ogni conto quelle della Con- tessa, del Costa e del Pepoli, che sono pure quelle persone, che la pre- gano a venire a Bologna, e che hanno buona speranza di vederla risoluto ad abbandonare Milano - Delle lodi ch’ella mi dà le sono tenuto per- chè mi danno segno che la di lei amicizia giunse a si alto grado, che l’amore le fa velo al giudicio, e di ciò io ne sono proprio allegrissimo - Al Monti la prego di tenermi raccomandato. La Contessa1 il Costa e il Pepoli, che assai mi parlano di lei, vogliono ch’io la risaluti cor- dialmente. Cacciati in bando tutti i complimenti, ella sia certo che io l’amo quanto so e posso, ch’io fido che l’amore moltissimo, che le porto avrà virtù a trarnela di Milano, e a ricondurnela a Bologna. Pieno della speranza di vedere esauditi i miei voti, mi dichiaro suo affezio- natissimo amico Ant. Papadopoli.

718. Di Carlo Antici.
Roma 14. Ag.° 1825

Caro Nepote Complimenti da banda, poiché se mi portaste il leale affetto che io porto a voi, conoscereste che è maggiore in me il piacere di gio-