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il quando. Dammi nuove di te e de’ tuoi. Salutami tutti cara- mente. Anche ai tuoi due forestieri, se ancora sono costì, non lasciar di fare i miei complimenti. Salutami ancora quegli amici e quei conoscenti che tu crederai che si curino dei miei saluti. Dammi pur qualche notizia letteraria di costà. Qui non si sa nulla di Bologna. Non puoi credere quanta sia l’ignoranza dei Milanesi circa la letteratura del mezzogiorno d’Italia. Quanto a Bologna poi, dicono questi librai che essa, rispetto a Milano, è sempre passiva e non mai attiva. Ciò non può provenire se non da negligenza dei librai di costà, perchè alla fine Bologna in numero e in merito di letterati, vale assolutamente più di Milano in questo momento. Eppure i libri di Milano sono subito conosciuti nell’Italia inferiore, e quelli dell’Italia inferiore si conoscono a Milano o tardi o non mai. Il Sofocle di Angelelli qui è ancora sconosciuto. - Ti abbraccio, ardo di rivederti, e di ricuperare in te un vero amico, cosa che non ho nè spero di avere in Milano. Addio. Voglimi bene, e comandami. Il tuo Leo- pardi. Non dimenticare, ti prego, la spedizione che ti raccoman- dai dell’operetta di Tommasini sul prognostico, al Dott. Natale Prosperi in Recanati,2 e avvisami del prezzo.

717. Di Antonio Papadopoli.
di Bologna adì 8 di Agosto 1825

Signor Conte. Non accade che io le dica di quanta consolazione mi sia stata la di lei lettera; e certo io me le sento obbligatissimo ch’ella mi voglia tanto bene, e ch’ella m’abbia tanto nella sua buona grazia da fidarsi di me, da volermi per amico. E dappoiché ella mi è liberale di così cara profferta, io l’accetto con l’animo tutto pieno di gratitudine, affi- dandola della costante mia amicizia, e della prontezza del mio cuore a dargliene certa testimonianza. - E imprimachè far parola del con- venuto tra Lei e lo Stella, creda bene che nessuna circostanza la obbliga a rimanersene a Milano, nè creda ch’io vinto dal desiderio di vederla a