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società, per la diffusione di principii incompatibili colla vita sociale degli uomini. Riflettendo sopra gli andamenti dello spi- rito umano e sopra lo stato del nostro secolo, mi sono intima- mente convinto che la pura ragione umana, secondo un bel detto dello stesso Bayle, è uno strumento di distruzione e non di edi- ficazione. Molti progetti e disegni di opere mi sono passati per la mente, lo scopo delle quali sarebbe stato di giovare alla società nel miglior modo possibile, cercando di rimettere in piedi quei principii, senza i quali la medesima società è veramente un’i- dea contraddittoria in se stessa. Ma quel progetto del quale mi sono compiaciuto principalmente, è stato di far conoscere agli Italiani il più gran propugnatore dei fondamenti della morale religiosa che abbia avuto l’antichità, voglio dire il divino Pla- tone, principe dell’eloquenza filosofica, e tanto lodato ed amato dai primi Cristiani, ma ora non conosciuto in Italia se non di nome e di fama semplicemente. Mia intenzione era di darne tradotta nel più puro italiano che si potesse, tutta la parte elo- quente, lasciando le spinosità dialettiche, e corredandola di comenti filosofici diretti allo scopo specificatole di sopra. Ma chiuso nella mia piccola patria, priva di ogni aiuto letterario, mi mancava il coraggio e l’alacrità necessaria a questa impresa, ed io disperava totalmente di potere, nè in questo nè in altro modo, rendermi utile alla mia nazione. Ora la sua pregiatissima lettera e il venerato Dispaccio della suprema Segreteria di Stato,2 che Ella mi fa conoscere, mi dimostra con mia indici- bile gioia che la generosa pietà del regnante Sommo Pontefice, e la bontà del suo dottissimo Ministro, mi apre insperatamente la strada di venire alla Capitale del mondo Cattolico, e quivi con tutti i mezzi necessarii impiegarmi in lavori che possano essere conformi alle benefiche mire di tanto Principe. Io non posso dissimulare a me stesso la piccolezza delle mie forze, e questa mi spaventa; ma qualunque sia il mio potere, io mi sti- merò felicissimo d’impiegarlo tutto in servigio del mio Sovrano, sia in quella impresa che io aveva immaginata, sia in qualunque altra che alla Santità Sua piacesse d’impormi. Sono ora qui in Milano da pochi giorni, chiamatovi per dirigere la edizione latino-