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Ella mi perdoni il rozzo e frettoloso scrivere. Sono impaziente di leggere la sua nuova traduzione,3 che in Recanati non potei se non trascorrere, perchè gli occhi non sopportavano la lettura. La prego de’ miei teneri saluti alla Zia ed ai cugini. Ella segua ad amarmi e mi creda costantemente

Suo affmo e gratissimo nepote
Giacomo Leopardi

P.S. Al suddetto corrispondente di Stella potrà M.c Inver- nizzi consegnare, se così gli piace, le sue Varianti. Questo cor- rispondente darà il libraio Paolo Olmi che avrà cura di farle ricapitare a Milano con sicurezza.

713. A Karl Bunsen.
[Milano 3 Agosto 1825]

Pregiatiss. Sig. Cavaliere Non entrerò a ringraziarla della tanta cura da Lei presa di porre sotto gli occhi dell’Emo Sig. Card. Segretario di Stato quel poco che Ella ha potuto allegare in mio favore. Ella ama più di beneficare che di essere ringraziata, ed a me manchereb- bero le parole atte ad esprimerle tutta la mia gratitudine. Venendo subito all’oggetto principale della sua gentilissima,1 le dirò che io ne’ miei studi non ho, già da gran tempo, altra mira, che quella di congiimgere colla bella e classica letteratura, la vera e sana filosofia, senza la quale tutti gli altri studi mi paiono poco capaci, non solo di giovare agli uomini, ma anche di dilet- tarli durevolmente. Attendendo, come ho fatto, alle ricerche filosofiche, e leggendo i libri di quei moderni che portano il nome di filosofi, non ho potuto a meno di non compiangere la orri- bile incertezza nella quale tanti buoni ingegni moderni sono stati gettati da una malintesa libertà di pensare, e soprattutto l’infe- lice stato della morale pubblica ai nostri tempi, e quella totale rovina e dissoluzione dalla quale è minacciata al presente la