diplomatico, anche nei divertimenti. In Bologna gli uomini sono
vespe senza pungolo, e credilo a me, che con mia infinita mara-
viglia ho dovuto convenire con Giordani e con Brighenti (bra-
v’uomo) che la bontà di cuore vi si trova effettivamente, anzi
vi è comunissima, e che la razza umana vi è differente da quella
di cui tu ed io avevamo idea. Ma in Milano gli uomini sono
come partout ailleurs, e quello che mi fa più rabbia è, che tutti
ti guardano in viso e ti squadrano da capo a piedi come a Monte
Morello.3 Del resto chi ama il divertimento, trova qui quello
che non potrebbe trovare in altra città d’Italia, perchè Milano
nel materiale e nel morale è tutto un giardino delle Tuileries.
Ma tu sai quanta inclinazione io ho ai divertimenti. Per ora non
ti dico di più, perchè le cose che ti potrei dire sarebbero infi-
nite. Dammi o fammi dar nuove del Zio Ettore, e fagli fare i
miei saluti. Abbraccia i fratelli per me. Salutami Babbo e Mamma
caramente, e se mi scrivi, dammi nuove di tutti. Già s’intende
che tu m’hai da parlar di te più lungamente che puoi. Se fosse
possibile che tu ne dubitassi, ti direi che lontano o vicino, tu
sei sempre quel mio caro Carlo, che è per me una cosa unica,
perchè neppure in Giordani col quale si può dire che sono con-
vissuto in Bologna, ho potuto trovare un altro Carlo, e non lo
troverò certamente mai in vita mia. Addio, caro Cariuccio. Io
sto bene; gli occhi stanno passabilmente. Finisco, perchè scrivo
quasi all’oscuro. Anche in Milano usano i vicoli. Tu sai se ti
voglio bene; addio addio. Dammi nuove anche di Pietruccio.
Ho avuto in Bologna una visita d’un certo Astolfi ch’è venuto
a trovarmi per commissione del Sig. Antonio Condulmari,4
cosa che mi ha intenerito.
[Recanati 2. Agosto 1825] |
Amatissimo Amico
Quando io ebbi la grata Sua dei 21. passato Luglio1 mi rallegrai
tutto, sentendo com’Ella, si proponeva di rimanersene in Bologna, dove