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La prego dei miei teneri saluti alla Mamma e ai fratelli, e più la prego ad amarmi e a persuadersi della sincerità dell’affetto con cui mi protesto

Suo amorosissimo e gratissimo figlio
Giacomo.

Scrivo oggi anche al Zio Ettore.

707. Ad Antonio Fortunato Stella.
Bologna 22 Luglio 1825.

Sig. ed Amico pregiatissimo Dopo scritta la mia dei 19 Giugno p. p. dovetti attendere il passaporto da Roma molto più lungo tempo ch’io non aveva creduto. Giuntomi il passaporto, mi trovai sorpreso da una flus- sione d’occhi ostinata, che m’impediva non solo lo scrivere, ma anche il dettare, obbligandomi a vivere quasi del tutto allo scuro. Questa malattia, atteso il mio genere ordinario di vita, occu- pata solamente nei libri, mi sarebbe stata sempre acerbissima, ma in nessun tempo mi poteva riuscire più dolorosa che in quello, nel quale mi privava quasi della speranza di rivederla e di riab- bracciarla. Finalmente permettendomelo i medici, feci vettura per Bologna, proponendomi di provare se il moto e la distra- zione del viaggio mi giovassero, e in tal caso proseguire il cam- mino per costì. Qui ho veduto il Sig. Moralli, il quale mi ha consegnata la sua carissima dei 15 corrente. Sono stato molto indeciso se dovessi continuare il viaggio, stante che i miei occhi, sebbene un poco fortificati dal moto, non sono ancora guariti dalla flussione, e si prestano di mala voglia all’applicare. Ilo rap- presentato questa cosa al Sig. Moratti, dichiarandogli e ripe- tendogli che la mia giusta delicatezza non mi permetteva di venirle innanzi a profittare del suo invito in uno stato nel quale poco o nulla fossi atto a servirla. Veggo che il Sig. Moratti non si persuade per queste ragioni, anzi mi protesta che io non potrò