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te al mio frasario con quelle aggiunte, e con quel buono stile, che vor- rete adoperare. Maturate bene quanto con effusione di cuore vi ho scritto, ed agite virilmente. A proposito poi della nuova Edizione di Cicerone vuo’ confidarvi una casualità, che potrebbe anche in ciò farvi merito, e porvi nel caso di continuare anche di qua nel contribuire a ciò che può farvi onore. Monsig/ Invernizzi (quello che nella sua gioventù mandò in Germa- nia quanto servì per una perfetta edizione di Aristofane) mi disse l’al- tra sera che tra i peccati della sua gioventù (l’uomo non è meno pio che dotto) aveva collazionati dieci o dodici codici sopra Cicerone esi- stenti allora nella Biblioteca Zelada e poscia passati in Ispagna. Che ne aveva formato un grosso fascio di varianti, ponendone alcune al margine dello stesso suo Cicerone nell’Edizione in piccolo 4.0 stam- pata a Napoli colle note del Grenovio.5 Che peraltro quelle carte gia- cevano già da trent’anni in un scaffale, e che forse i tarli ne faceano malgoverno. Mi esternai con lui sulla vostra attuale impresa, e gli domandai se aveva difficoltà di cederle a voi. Egli se ne mostrò dispo- stissimo soggiungendo però che dovea cedere ancora all’uopo l’opera postillata di Cicerone, e che perciò ne richiedeva un’altra edizione, benché quella di Napoli sia rimasta incompleta. Ve lo scrivo per vostra norma lasciando alla vostra perspicacia la cura di risolvere. Ancora un altro cenno. Mi disse De Bunsen che conoscendo quanto il Segret.0 di Stato ami le belle Lettere, voleva per dargli un saggio dei vostri talenti passargli l’esemplare delle vostre vaghissime Canzoni, il di cui merito poetico è senza dubbio eminente. Ma che se ne è aste- nuto, perche [sic] senza dubio i principi ivi esposti sono a contro senso dei principi di governo, ed al segno, che si meravigliava, come ne fosse stata permessa la stampa. Vedete caro Nepote come si avverano le osser- vazioni mie, e quanto potete pregiudicare ai vostri avanzamenti e qui, e costì col secondare le favorite idee di certi uni, che non sanno cosa vogliono, o per dir meglio, che vogliono quello che ognuno sa. Siate cauto, e se ve ne parlano, mostrate sempre di dare a quei poetici capricci un senso diverso da quello che apparisce. Ricordatevi che vi parla chi ha più esperienza di voi, e che di cuore si ripete il V.° Affmo Zio Carlo Antici