fino all’anima. Soprattutto vi prego a perdonare la mia libertà,
e a credere che fuori di una simile circostanza, io non avrei
mai avuto il coraggio d’incomodarvi. Siate persuaso, mio caro
Zio, che il darvi questo fastidio mi rincresce e mi pesa indici-
bilmente, e che del resto io v’amo e v’amerò sempre con tutto
il cuore, e che in qualunque modo Voi siate per accogliere que-
sta mia preghiera, sarò sinceramente e perpetuamente
il Vostro cordialissimo e affettuosissimo nepote
Giacomo.
Caro Sig. Padre
Giunsi ier sera in Bologna stanco, ma sano.1 I miei occhi,
malgrado il gran sole e il gran caldo patiti pel viaggio, non sono
peggiorati. Ancora non posso decidere se mi conviene di prose-
guire il viaggio per Milano o di tornarmene indietro. Col ven-
turo ordinario saprò darlene notizia positiva. Ho veduto qui
Brighenti che mi ha pregato di riverirla da sua parte. Ho veduto
anche Giordani che mi ha raccomandato molto di salutarla a
suo nome, e di fare altrettanto a Carlo e a Paolina. La prego
dei miei teneri saluti alla Mamma e ai fratelli. Non ho scritto
pel viaggio, perchè lo scrivere di sera, al lume, mi era difficile,
e la mia stanchezza era eccessiva. Pur vedo che il moto mi va
lentamente giovando. Ella seguiti ad amarmi, come so e vedo
che ha sempre fatto, e creda alle sincere e fervorose proteste
di amore e di riconoscenza eterna del suo
Affettuosissimo figlio
Giacomo.
La prego anche dei miei saluti particolari al Zio Ettore.