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fino all’anima. Soprattutto vi prego a perdonare la mia libertà, e a credere che fuori di una simile circostanza, io non avrei mai avuto il coraggio d’incomodarvi. Siate persuaso, mio caro Zio, che il darvi questo fastidio mi rincresce e mi pesa indici- bilmente, e che del resto io v’amo e v’amerò sempre con tutto il cuore, e che in qualunque modo Voi siate per accogliere que- sta mia preghiera, sarò sinceramente e perpetuamente il Vostro cordialissimo e affettuosissimo nepote Giacomo.

703. A Monaldo Leopardi.
Bologna 19. Luglio 1825.

Caro Sig. Padre Giunsi ier sera in Bologna stanco, ma sano.1 I miei occhi, malgrado il gran sole e il gran caldo patiti pel viaggio, non sono peggiorati. Ancora non posso decidere se mi conviene di prose- guire il viaggio per Milano o di tornarmene indietro. Col ven- turo ordinario saprò darlene notizia positiva. Ho veduto qui Brighenti che mi ha pregato di riverirla da sua parte. Ho veduto anche Giordani che mi ha raccomandato molto di salutarla a suo nome, e di fare altrettanto a Carlo e a Paolina. La prego dei miei teneri saluti alla Mamma e ai fratelli. Non ho scritto pel viaggio, perchè lo scrivere di sera, al lume, mi era difficile, e la mia stanchezza era eccessiva. Pur vedo che il moto mi va lentamente giovando. Ella seguiti ad amarmi, come so e vedo che ha sempre fatto, e creda alle sincere e fervorose proteste di amore e di riconoscenza eterna del suo Affettuosissimo figlio Giacomo. La prego anche dei miei saluti particolari al Zio Ettore.