concludenti, stando sempre nei termini di una semplice con-
gettura. Quel coniubemus, benché non sia dimostrativo (per-
chè spessissimo il verbo composto si piglia pel semplice, spe-
cialmente in questi tali stili), nondimeno è degno di osservazione.
Che la lingua popolare fosse molto usata nelle iscrizioni a tempo
degli Antonini, si vede facilmente presso il Boldetti, il Bian-
chini ec. Pare ancora che gli editti imperiali in quel tempo si
scrivessero in molto cattivo stile, e Frontone ne mette in ridi-
colo uno di M. Aurelio nei suoi Frammenti de Orationibus.'
Tu potrai, se ti piace, risponder subito a Faenza, che io non
ho nuove Canzoni da stampare, ma bensì molti cangiamenti da
fare alle già stampate, con qualche aggiunta nelle prose ec., e
che ben volentieri comunicherò gli uni e le altre a chi intraprenda
la nuova edizione.2 Forse io stesso scriverò direttamente colà.
Intanto dimmi il nome proprio del Conte Emiliani; giacché per
risparmio di tempo e di spesa, credo che sarà meglio spedirgli
a dirittura di qua un esemplare corretto, che mandarlo a te a
Roma perchè tu lo faccia pervenire a Faenza.
Godo molto della tua amicizia con Champollion, di cui già
da gran tempo conosco la scoperta per fama. Sèguita, Caro Pop-
pino, a studiare e farti nome, ed amami come io t’amo. Salu-
tami distintamente De Mattheis quando lo vedi; non te ne scor-
dare. Addio, addio.
Il tuo Leopardi
Recanati. 18 Giugnio [sic] 1825. |
Carissimo Zio. Mi si offre un’occasione di andare con poca
spesa a Milano per qualche mese; ed io avendone pieno con-
senso da mio padre, e colla speranza di far qualche nuova cono-
scenza e di giovare sopra tutto alla mia salute, accetto questa
opportunità, e mi dispongo a partire. Nel darle questa nuova,
alla quale per l’affetto che Ella mi ha dimostrato con tante prove,