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concludenti, stando sempre nei termini di una semplice con- gettura. Quel coniubemus, benché non sia dimostrativo (per- chè spessissimo il verbo composto si piglia pel semplice, spe- cialmente in questi tali stili), nondimeno è degno di osservazione. Che la lingua popolare fosse molto usata nelle iscrizioni a tempo degli Antonini, si vede facilmente presso il Boldetti, il Bian- chini ec. Pare ancora che gli editti imperiali in quel tempo si scrivessero in molto cattivo stile, e Frontone ne mette in ridi- colo uno di M. Aurelio nei suoi Frammenti de Orationibus.' Tu potrai, se ti piace, risponder subito a Faenza, che io non ho nuove Canzoni da stampare, ma bensì molti cangiamenti da fare alle già stampate, con qualche aggiunta nelle prose ec., e che ben volentieri comunicherò gli uni e le altre a chi intraprenda la nuova edizione.2 Forse io stesso scriverò direttamente colà. Intanto dimmi il nome proprio del Conte Emiliani; giacché per risparmio di tempo e di spesa, credo che sarà meglio spedirgli a dirittura di qua un esemplare corretto, che mandarlo a te a Roma perchè tu lo faccia pervenire a Faenza. Godo molto della tua amicizia con Champollion, di cui già da gran tempo conosco la scoperta per fama. Sèguita, Caro Pop- pino, a studiare e farti nome, ed amami come io t’amo. Salu- tami distintamente De Mattheis quando lo vedi; non te ne scor- dare. Addio, addio. Il tuo Leopardi

698. A Carlo Antici.
Recanati. 18 Giugnio [sic] 1825.

Carissimo Zio. Mi si offre un’occasione di andare con poca spesa a Milano per qualche mese; ed io avendone pieno con- senso da mio padre, e colla speranza di far qualche nuova cono- scenza e di giovare sopra tutto alla mia salute, accetto questa opportunità, e mi dispongo a partire. Nel darle questa nuova, alla quale per l’affetto che Ella mi ha dimostrato con tante prove,